Come donna, penso che il maschilismo esista ma non si può fare di tutt’erba un fascio. L’omicidio della povera Giulia Cecchettin non è maschilismo: è violenza pura e nient’altro.
Livia Durante
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Gentile lettrice, sono d’accordo e lo scrivevo l’altro giorno, ma è giusto tornare sull’argomento, perché ricevo molti commenti, per lo più favorevoli alla sua tesi, che è anche la mia. Il maschilismo non va negato, ma va circoscritto. Non tutta la violenza è machismo. Spesso si tratta di sopraffazione del più forte sul più debole, di angherie, di prepotenze, di violenza “neutra”, senza aggettivi. Prenda il bullismo a scuola, laddove un ragazzo o più ragazzi in branco umiliano o picchiano un compagno più debole: è maschilismo? No, perché non è rivolto contro l’altro sesso. E consideri l’altra faccia della medaglia, ossia i numerosi casi di ragazze che bullizzano o picchiano una compagna, spesso in gruppo: anche qui, si tratta di violenza, non di machismo. In altre parole, la legge del più forte esiste in uomini e donne in pari misura. Gli uomini sono più inclini a usare la forza fisica perché hanno dalla loro il vantaggio muscolare, ma le donne fanno la stessa cosa quando si trovano in posizione di forza. Leggevo che tra i mammiferi l’unica specie in cui la femmina ha il ruolo di comando sul branco è la iena. E sa perché? Perché la femmina è più muscolare e più forte del maschio, pesando 50-60 kg contro i 40-50 del maschio. Quest’ultimo è sottomesso e spesso punito con violenza dalle femmine. In conclusione, sarebbe utile razionalizzare il dibattito, che invece spesso deborda ed esce dalla carreggiata.
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