Un importante risultato raggiunto in tema di lavoro e grazie a un importante impulso pentastellato. Approvate alla Camera all’unanimità, con 393 sì e nessun contrario, le modifiche al Codice sulle pari opportunità tra uomo e donna (qui il testo) in ambito lavorativo. Il testo mira a sostenere la presenza femminile nel mercato del lavoro e a combattere il cosiddetto “gender pay gap”, ossia le differenze salariali. Tra le novità anche l’istituzione della “certificazione della parità di genere“: un sistema per premiare le aziende che si impegnano a ridurre il divario di genere sulle opportunità di carriera, a riequilibrare la retribuzione e ad attuare politiche di gestione delle disuguaglianze di genere e di tutela della maternità.
“Con il voto di oggi (di ieri, ndr) alla Camera siamo a un passo dall’istituire anche in Italia un meccanismo di trasparenza e garanzia per milioni di donne lavoratrici, una legge che garantisca i diritti di ciascuna sul luogo di lavoro, dal reclutamento alla retribuzione fino alle opportunità di carriera”, ha dichiarato la deputata del Pd Chiara Gribaudo (nella foto), relatrice del provvedimento. L’obiettivo, hanno aggiunto in una nota i deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione lavoro, è “incentivare le buone pratiche e garantire alle donne le stesse possibilità di crescita”. Ma ciò che stupisce è che all’approvazione non ci sono stati commenti negativa. Plausi sono arrivati anche da Lega e Fratelli d’Italia e, tra i primi, dal ministro del Lavoro Andrea Orlando.
LA SVOLTA. I datori di lavoro di imprese (pubbliche e private) con più di 50 dipendenti saranno obbligati a stilare rapporti pubblici biennali sulla situazione del personale e i ruoli occupati da uomini e donne. Fino ad oggi, secondo l’articolo 46 del Codice, dovevano farlo solo quelle con più di 100 impiegati. Un decreto ministeriale definirà poi i contenuti del rapporto, che dovranno comprendere comunque “le indicazioni per la redazione del rapporto, comprendenti il numero dei lavoratori occupati distinti per sesso, il numero degli eventuali lavoratori distinti per sesso assunti nel corso dell’anno, le differenze tra le retribuzioni iniziali dei lavoratori di ciascun sesso, l’inquadramento contrattuale e la funzione svolta da ciascun lavoratore occupato”, ovviamente senza dati che permettano di indentificarne l’identità. Non solo.
Uno degli aspetti più significativi è che saranno previsti incentivi alle assunzioni e agevolazioni fiscali per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle lavoratrici. Le aziende private che, al 31 dicembre dell’anno precedente rispetto a quello di riferimento, saranno riuscite a ottenere la “certificazione di pari opportunità”, potranno ottenere uno sgravio contributivo parziale, fino a 50mila euro all’anno. I parametri per ottenere il premio sono rinviati a uno o più dpcm del Ministro con delega alle pari opportunità, di concerto con il Ministro del lavoro e quello dello Sviluppo economico.