“Siete qua come dei pupazzi, per Dio!”. è esattamente al minuto 29 e 57 secondi della seduta di ieri pomeriggio che nell’aula del Senato si fa la storia. La seduta è convulsa, l’aula rumoreggia, la voce stridula di Maria Elisabetta Alberti Casellati si fa sempre più stridula fino a quando, in un crescendo inarrestabile, non esplode in un inedito “per dio” alla volta dei commessi. Una sbroccata istituzionale che in pochi minuti è già diventata un cult, come e più del video in cui la signora ondeggia la testa al ritmo di “trottolino amoroso du-du-du da-da-da”.
SBROCCATA-RECORD. Fino a ieri, il record di Palazzo Madama apparteneva a Rosi Mauro, l’ex sindacalista leghista (poi inquisita per uso poco chiaro dei fondi) che Umberto Bossi aveva miracolato con la poltrona di vicepresidente. I cultori dell’horror istituzionale ancora ricordano la seduta del 21 dicembre 2010 in cui per un pelo non mandò a picco, in pochi minuti, la riforma Gelmini sulla scuola dando per approvato, tra le urla e le proteste dell’aula, un emendamento dell’opposizione e guadagnandosi critiche feroci sulla “conduzione inadeguata”. Giusto per dare l’idea: “…6.23 chi è favorevole chi è contrario approvato, colleghi, io proseguo nelle votazioni, proseguo, nooo, proseguo, la presidenza si è espressa, proseguiamo, 6.304 inammissibile, 6.305 inammissibile.. 6.24… non è approvato, 6.308… non è approvato, vado avanti, rispetto per la presidenza! vergogna! 6.26, parere contrario, chi è favorevole chi è contrario, approvato… complimenti! complimenti! la presidenza si è espressa! … colleghi a questo punto sospendo l’aula!”.
Ieri è toccato a Queen Elizabeth. Si doveva ripetere il voto sul decreto elezioni (leggi pezzo in alto), saltato clamorosamente giovedì per un incidente tecnico, e alla presidente del Senato non sono state lesinate critiche. La signora si è innervosita vistosamente. E al grido di “non accetto lezioni da nessuno quanto alla conduzione di quest’assemblea” sono stati cinque minuti buoni in cui ne ha avuto per tutti. Per il senatore M5S Primo Di Nicola, che la bacchettava sul voto pasticciato. Per la maggioranza: “Se ieri non c’era il numero legale, certamente questo non è attribuibile alla presidenza”. Per Paola Taverna, che aveva condotto l’aula nel momento topico, e che ha subito protestato per la messa all’indice: “ Cosa c’entra questa cosa? È una volontà di polemica inaccettabile”. Poi la sbroccata si è estesa al banco di presidenza, ai senatori segretari, alla segreteria generale, agli assistenti che non le segnalavano abbastanza in fretta quando uno chiedeva di parlare, “poiché il presidente non ha lo sguardo a 360 gradi, poiché talvolta leggo e non posso avere il terzo occhio per guardare mentre leggo”.
CRESCENDO ROSSINIANO. Intanto l’aula rumoreggiava. Dalla tribuna qualcuno si sbracciava, il questore M5S Laura Bottici cercava vistosamente (e inutilmente) di attrarre la sua attenzione. Caos. Fino a quando Michela Montevecchi, anche lei M5S, non le ha mormorato qualcosa all’orecchio. Ed ecco l’esplosione: “In quest’Aula non è possibile fotografare, lo dico continuamente. Chi sta fotografando, me lo volete dire per cortesia o siete qua come dei pupazzi, per dio!” (corsivo pietosamente omesso dal resoconto ufficiale). Impietriti i commessi (peraltro innocentissimi visto che la competenza è dei senatori segretari e questori), il segretario generale Elisabetta Serafin ha fatto il nome del colpevole, Stefano Lucidi, leghista, che stava facendo una diretta Facebook. Urla magistrali: “Qui non si può fotografare, non si può, è vietato. Il Regolamento lo dovete conoscere tutti, non ve lo devo insegnare io. Senatore Lucidi, ogni volta dico che non si può fare e continuate a farlo”. Il resto è storia. E youtube.