Un’immunità, uno scudo per assicurare che i presidenti di regione indagati possano tranquillamente continuare a stare al loro posto. In nome della governabilità. La proposta arriva, attraverso le colonne de “La Verità”, dal viceministro alle Infrastrutture ed esponente della Lega Edoardo Rixi.
Naturalmente lo spunto è la vicenda del presidente ligure Giovanni Toti, ai domiciliari dal 7 maggio scorso, il quale non ha alcuna intenzione di dimettersi. In nome della in-governabilità.
“Il conto, nell’inchiesta in Liguria che coinvolge il governatore Toti, lo stanno pagando i cittadini”, ha detto Rixi, “Il rischio è che si blocchino tutti i cantieri. Servono nuove regole sul finanziamento ai partiti, e uno scudo per i presidenti di regione che garantisca governabilità. Non è possibile che una legislatura regionale finisca in anticipo per colpa di una semplice indagine”.
“Toti è il presidente e le sue dimissioni farebbero decadere l’intera legislatura. A rischio è la stessa governabilità di un territorio importante come la Liguria” che rischia, secondo Rixi, di costituire un pericoloso precedente. Non fermare i cantieri, quindi. Però, ciò che Rixi non spiega è cosa succede se un governatore è indagato proprio per quei cantieri e sulle modalità di assegnazione…
In pratica, per Rixi, non si dovrebbero fare indagini. E la chiave di questa difesa passerebbe per un intervento sul finanziamento dei partiti: “Bisogna correre ai ripari sul piano legislativo. Occorre intervenire sulle regole riguardanti il finanziamento ai partiti. In questo caso il presunto reato sarebbe stato commesso con un bonifico tracciato per finanziare una campagna elettorale, quindi bisogna evitare, con interventi legislativi, situazioni incerte che in teoria potrebbero verificarsi ovunque in Italia”, conclude il leghista.
Toti si gioca la carta del Riesame
La proposta del viceministro è arrivata – e probabilmente non è un caso – proprio nel giorno in cui gli avvocati di Toti e la Procura si sono ritrovati al Tribunale del Riesame per discutere l’appello per la revoca degli arresti domiciliari a cui è sottoposto l’uomo politico. I giudici si sono riservati e la decisione arriverà in un paio di giorni.
“Ho ribadito le richieste di questa difesa – ha spiegato il legale di Toti Stefano Savi – perché per noi non sussistono più i requisiti di questa misura o, quanto meno, lo sono adesso in forma attenuata. La procura ha insistito nella sua posizione e cioè che il governatore deve rimanere ai domiciliari”. Il legale ha chiesto in via principale la revoca della misura e in via subordinata l’obbligo di dimora ad Ameglia o il divieto di dimora a Genova.
“In caso di attenuazione – ha continuato il legale – scatterebbe comunque la sospensione in base alle legge Severino. Ma alla procura non va bene, hanno sostenuto che non cambia niente per quanto riguarda il rischio di inquinamento probatorio o della reiterazione del reato”.
I pm contrari alla liberazione del governatore
I pm Federico Manotti e Luca Monteverde, presenti in aula, hanno infatti spiegato di avere ancora bisogno di tempo per individuare altri testimoni da sentire e quindi per questo Toti non può essere lasciato libero perché, a loro avviso, potrebbe ancora influenzare i funzionari e dipendenti della Regione. “Secondo noi – ha concluso Savi – il tempo per sentire i testimoni c’è stato e ci vuole qualcosa di concreto per mantenere la misura coercitiva. Non si può solo immaginare che in futuro ci possano essere ancora comportamenti non corretti”.
L’aiutino di Cassese
A suffragare la tesi della difesa, anche il parere elaborato dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese, che sottolinea la necessità di “riequilibrare, almeno parzialmente, le esigenze dell’inchiesta a quelle dell’agibilità politica e istituzionale del governatore”. Intanto però una cosa è certa: Toti non parteciperà alla prossima tornata elettorale per le regionali. A dirlo i suoi stessi avvocati.