Uniti sì, ma non così. Il giorno dopo l’innegabile successo ai ballottaggi, nel Centrodestra c’è aria di buriana. Malgrado le vittorie in storiche roccaforti della Sinistra (Genova, La Spezia, L’Aquila e Sesto San Giovanni, la “Stalingrado d’Italia”, solo per citare i casi noti), Silvio Berlusconi ha infatti dettato una road map totalmente indigesta per Matteo Salvini, riaprendo uno scontro che sembrava potersi chiudere. L’obiettivo dichiarato del leader di Forza Italia è la costruzione di una coalizione “dal chiaro profilo moderato-liberale basato su radici cristiane, secondo il modello di Centrodestra vincente in tutt’Europa e oggi anche in Italia”.
Veti incrociati – Visione che cozza con quella “sovranista” del segretario della Lega e della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. I tre sono divisi praticamente su tutto, a cominciare dalla futura leadershipe dall’impianto della legge elettorale. Il Cavaliere non ha fretta di andare a votare preferendo arrivare a fine legislatura, ha rilanciato il “Tedeschellum” (proporzionale) e ha bocciato l’idea di un listone avanzata dal governatore della Liguria Giovanni Toti, stratega dei successi di Marco Bucci (Genova) e Pierluigi Peracchini (La Spezia). Di contro, Salvini ha nuovamente chiesto una legge maggioritaria (“se FI insiste sul proporzionale non vuole vincere”) auspicando che Mattarella stacchi immediatamente la spina a Gentiloni per andare subito alle urne. “Mi chiedo – gli ha fatto eco l’ex ministro della Gioventù – se il presidente della Repubblica consideri normale che un Governo non eletto da nessuno, che chiaramente non ha la maggioranza nel Paese, continui a stare lì e a fare leggi di estrema delicatezza come quella sulloIus soli”. A incendiare ulteriormente il clima, c’è pure il balletto delle cifre: FI rivendica il ruolo di partito leader della coalizione, la Lega idem. “Facendo i conti sulle liste del primo turno”, ha messo in chiaro il capogruppo di FI alla Camera, Renato Brunetta, “Forza Italia è strutturalmente sopra la Lega. Non ne abbia a male l’amico Salvini, ma la forza traente del Centrodestra non è la Lega, ma è FI. Il grande federatore è e continua ad essere Berlusconi”.
Canzoni stonate – Parole che a via Bellerio, quartier generale della Lega, sono suonate stonate. Tanto che a prendere le difese di Salvini ci ha pensato Roberto Maroni, uno mai tenero col suo segretario. “Berlusconi si è speso abbastanza in questa campagna elettorale e adesso rivendica di essere quello che dà le carte”, ha detto il governatore della Lombardia, ma “non è proprio così”. Piuttosto, “anche Berlusconi dovrebbe convincersi di lasciar perdere le strizzatine d’occhio con Renzi e concentrarsi invece sul rafforzamento dell’alleanza e un’intesa sulla legge elettorale maggioritaria va proprio in questa direzione”. L’ex premier però preferisce tenere le ‘mani libere’, nella prospettiva di una grande coalizione col Pd qualora nessun partito dovesse prevalere alle Politiche. Il che segnerebbe la fine del Centrodestra e soprattutto di Salvini. Il delitto perfetto.
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