di Stefano Iannaccone
Un duello tra renziani al Senato. La disfatta del Partito democratico sulle unioni civili va addebitata anche allo scontro interno in atto. Al centro ci sono Stefano Lepri e Andrea Marcucci, che ambiscono a essere i veri referenti, al di là degli incarichi formali, di Matteo Renzi a Palazzo Madama. Le indiscrezioni raccolte da La Notizia danno un significato alle parole di Monica Cirinnà, per quanto smentite, riportate in un’intervista al Corriere della Sera: “Pago le delusioni di chi, e sono tanti, nutriva forti aspettative nell’ultimo rimpasto di governo. Stavano tutti lì ad aspettare il premietto, una promozione”. La questione non sarebbe alcun “premietto”, bensì una prova di forza tra due renziani doc. Che non a caso risultano tra i donatori della fondazione Open che organizza la Leopolda.
CHI SONO I DUELLANTI – Stefano Lepri è attuale vicepresidente del gruppo dem al Senato. Assessore alle Politiche sociali del Comune di Torino dal 1997 al 2005, anno in cui è stato eletto consigliere alla Regione Piemonte. Nel 2013 è diventato per la prima volta senatore, scalando posizioni nella gerarchia renziana. Andrea Marcucci è invece il firmatario dell’emendamento canguro, che ha generato tensioni con il Movimento 5 Stelle. La sua carriera è iniziata oltre venti anni fa: dal 1992 al 1994 è stato deputato del Partito liberale italiano. Dopo una fase di lontananza da incarichi di primo piano, è stato nominato (in quota Margherita) sottosegretario ai Beni e alle Attività Culturali nel 2006 (fino 2008), prima di entrare a Palazzo Madama, dove è stato portabandiera del renzismo.
RENZI DOVE SEI? – Nel Pd i nervi sono a fior di pelle anche alla Camera. E c’è un oceano di distanza tra chi vuole confermare il testo e chi pensa a un mini stralcio della stepchild adoption. Tanto che Michela Marzano, deputata dem, vuole un chiarimento da Renzi: “So che domenica il segretario parlerà. Spero che dica con chiarezza che serve una legge sulle unioni civili. Finora il governo, tranne Ncd, non si è visto molto sul tema”. In questo clima anche i parlamentari più loquaci preferiscono fare il gioco del silenzio. E si esprimono a taccuini chiusi. “I cattodem stanno cercando di andare a braccetto con il Nuovo centrodestra”, dice un deputato in Transatlantico. Insomma, serpeggia un forte malumore rinverdendo le divergenze tra cattolici e laici. Marzano non le manda a dire: “Voglio ricordare che il testo attuale è già frutto di un compromesso, non è il migliore possibile . Noi volevamo i matrimoni gay e ci siamo accontentati delle unioni civili. Sono inaccettabili altri passi indietro. E non serve approvare una legge giusto per fare qualcosa”. Ma sull’altra sponda del fiume dem c’è l’ex braccio destro di Veltroni, Walter Verini, che invita a evitare “prove muscolari”. E mette sul tavolo una proposta: “Credo che bisogna applicare la stepchild adoption per i bambini già nati e prevedere una normativa diversa invece per il futuro, con lo scopo di impedire la pratica dell’utero in affitto”. L’obiettivo – spiega Verini – “è di dare comunque al Paese una legge sulle unioni civili. Rispettando il 90% del testo attuale e cercando una mediazione solo sulle adozioni”. L’esatto contrario di quanto chiede Marzano.
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