di Lapo Mazzei
Ma siamo davvero di fronte ad uno scontro epocale fra il governo italiano e la Commissione europea, oppure questo gioco di rimandi fra Juncker e Renzi è soltanto un pessima recita fra pesi piuma che si credono dei massimi? E davvero l’ Europa può fare a meno dell’Italia e viceversa? E se invece dietro a questo braccio di ferro si celasse una doppia manovra elettorale? Il premier italiano che parla alla pancia dell’elettorato moderato nella convinzione di riportarlo al voto, il presidente della Commissione che tira la volata alla Merkel, in difficoltà sul fronte interno. Altro che Europa e euro, altro che banche e immigrazione.
E i toni delle ultime sciabolate non lasciano molti dubbi all’interpretazione. “Senza un’azione comune, una politica europea dell’immigrazione, Schengen non sopravvivrà, sostiene il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker che è tornato ad attaccare gli Stati inadempienti: “Alcuni governi sono veloci ad attaccare Bruxelles, ma si guardino allo specchio, anche loro sono Bruxelles” Chiaro il riferimento a Roma e alla posizione assunta da Renzi. Il quale non molla di un passo. “Se ne facciano una ragione: l’Italia è tornata, più solida e ambiziosa”, sostiene il premier, indossando fieramente, ancora una volta, la fascia da capitano della nazionale tricolore. Dall’altra parte del campo, oltre confine, “chi, forse impaurito da questo nuovo protagonismo italiano, preferirebbe averci più deboli e marginali, come purtroppo è spesso accaduto in passato”. Caro Juncker non avrei il nostro scalpo. Il premier, incontrando a palazzo Chigi i vertici della Cisco, azienda leader nel settore IT che ha annunciato una serie di investimenti strategici nel nostro Paese per un valore di 100 milioni di dollari nei prossimi tre anni, esulta. Un “gigante”, sottolinea Renzi , che ha scelto l’Italia in quanto “Paese solido, che ha futuro e che, finalmente, favorisce chi vuole creare opportunità destinate a restare, a creare impresa, lavoro, innovazione”. “E’ la risposta migliore” alle critiche, aggiunge, arrivate dalle capitali europee come dai gufi nostrani.
Nessuna ritirata, insomma, dopo lo scontro tra Roma e Bruxelles. Nessun profilo basso in attesa che passi la burrasca. E se tra le fila democratiche si preferisce andare oltre ed evitare ulteriori polemiche rispetto alle parole di Juncker, (“Al di là dei toni e del colore, l’Italia pone problemi seri che riguardano il futuro dell’Europa, sono convinto che ci sarà un chiarimento con la Commissione”, ribadisce da Strasburgo il presidente del gruppo socialista e democratico al Parlamento europeo, Gianni Pittella) le opposizioni continuano ad attaccare il Governo. Che vedono in questo braccio di ferro l’occasione giusta per indebolire Renzi. L’eurodeputata del Movimento 5 Stelle,Laura Ferrara, ha chiesto al Presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, di raccontare la verità in merito ai rapporti con l’Italia e con il governo di Matteo Renzi. “Significativa è stata la sua irritazione nei confronti del premier italiano Renzi. Abbiamo appreso che ritiene Renzi e il suo governo interlocutori inadeguati per Bruxelles. Per noi del M5S questa non è una novità”. Novità o meno sembra davvero di assistere ad una libera interpretazione di sei personaggi in cerca d’autore.