Malgrado le elezioni europee abbiano sancito una sconfitta del fronte bellicista, con la bocciatura di Emmanuel Macron e Olaf Scholz, a Bruxelles la musica non cambia e si continua con la politica del muro contro muro con Mosca. A sancirlo è soprattutto la decisione degli ambasciatori dei Paesi dell’Unione Europea che, durante la riunione del Coreper, hanno dato il loro via libera al 14esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia.
Lo rende noto una comunicazione della presidenza belga del Consiglio dell’UE 2024, che su X scrive: “Gli ambasciatori dell’UE hanno appena concordato un potente e sostanziale 14esimo pacchetto di sanzioni in reazione all’aggressione russa contro l’Ucraina. Questo pacchetto prevede nuove misure mirate e massimizza l’impatto delle sanzioni esistenti colmando le lacune”.
Muro contro muro tra Unione europea e Russia
Lunga la lista di misure approvate dai ministri degli Esteri, a partire dalla conferma delle restrizioni al settore del gas naturale liquefatto russo, con particolare riferimento alla pratica del trasbordo del metano nei porti europei, e contro la cosiddetta “flotta ombra” di Mosca, utilizzata dal Cremlino per aggirare le sanzioni alla vendita delle proprie risorse naturali. Colpito dal tetto sul prezzo. Nel dispositivo, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, sono state inserite anche altre 100 aziende nella lista nera.
Previste anche nuove azioni volte a “contrastare le interferenze straniere per minare i nostri sistemi democratici”, con l’inserimento di regole aggiuntive sui finanziamenti provenienti dallo Stato russo, e ulteriori misure sui trasporti per evitare l’elusione per via aerea, stradale e marittima delle sanzioni già vigenti. Inoltre, è stata prevista un’ulteriore stretta all’esportazione di beni e tecnologie a duplice uso, anche verso Paesi terzi che hanno rapporti con la Russia, così da rendere ancor più complicata la produzione di armamenti da impiegare sul teatro bellico ucraino.
La novità del quattordicesimo pacchetto di sanzioni a Putin
Ma la vera novità del pacchetto di sanzioni, su cui si sarebbe battuto il governo di Giorgia Meloni, è l’adozione di misure a tutela delle imprese europee colpite da azioni di rappresaglia di Mosca, come già visto nel caso dell’Ariston. Proprio per evitare il ripetersi di simili reazioni, alle imprese europee è stata riconosciuta la possibilità di “agire dinanzi alle corti degli Stati membri per chiedere il risarcimento di danni subiti a fronte di cause avviate in Paesi terzi da soggetti russi o controllati da russi per contratti o transazioni la cui esecuzione è stata colpita dalle sanzioni europee”, come fa sapere una fonte diplomatica all’Ansa.
Misure che, spiegano fonti di Bruxelles, non rappresentano meccanismi automatici di compensazione ma misure che, su richiesta, consentono di agire in giudizio. Il pacchetto di sanzioni, per diventare definitivo, richiederà un ulteriore passaggio, del tutto formale, con il via libera del Consiglio Affari Esteri che si terrà lunedì.
Con le ultime dall’Unione europea si va verso l’escalation
Ma non è tutto. Dai Paesi UE arriva anche la conferma che si continuerà a oltranza con le forniture militari a Kiev. Infatti, non è un mistero che l’Italia, come annunciato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, a giorni presenterà il nono pacchetto di armi per l’Ucraina di Volodymyr Zelensky, ma presto altri Stati membri faranno lo stesso.
Secondo quanto rivelato dal Guardian, che cita il comandante dell’aeronautica olandese Arnoud Stallmann, quest’estate “gli aerei da combattimento F-16”, di produzione statunitense ma utilizzati da numerosi Paesi UE, potranno librarsi nel cielo dell’Ucraina. “Quest’estate tutto si allineerà”, ha affermato l’esperto militare, confermando che Belgio, Danimarca, Paesi Bassi e Norvegia si sono impegnati a fornire 80 F-16 già nelle prossime settimane.