Ecco, ci siamo. Ieri di prima mattina il deputato di Forza Italia Enrico Costa, già viceministro della Giustizia nel governo Renzi nonché vice di Calenda in Azione prima di tornare a casa, ha tentato il passo: una bella commissione d’inchiesta monocamerale sulla magistratura.
“Se non ora quando?”, dice Costa, augurandosi una commissione che “dovrà vigilare sull’assegnazione degli incarichi, sulle valutazioni di professionalità, sul fuori ruolo, sull’attività extragiudiziaria e sulla responsabilità disciplinare. E si dovrà occupare anche degli errori giudiziari, in particolare quelli che incidono sulla libertà personale e degli effetti dei processi mediatici che rendono irreversibili le conseguenze di tali errori”.
Il dado è tratto. La separazione dei poteri che dovrebbe essere l’architrave della geografia costituzionale può serenamente essere stracciata. Il vittimismo di Meloni per un’iscrizione nel registro degli indagati e la rabbia contro i giudici che applicano le leggi sulle deportazioni in Albania hanno un solo fine: assoggettare la magistratura come nemmeno Berlusconi e Licio Gelli hanno mai sperato di sognare.
Giornali e telegiornali che scambiano la sicurezza di magistrati antimafia per una polemica sui voli di Stato. Magistrati minacciati dalla ‘ndrangheta a Milano che passano sotto traccia. Decreti legge per silenziare i giudici che non vogliono aggirare la legge. Gli attacchi alla magistratura degli ultimi giorni hanno già raggiunto livelli inimmaginabili fino a pochi mesi fa.
Non sarebbe il caso che la società civile si muova? Non è questione di girotondi ma significa almeno provare a fermare il delirante autoritarismo. C’è qualcuno?