Marco Pannella non c’è più. Il diritto a disporre del proprio corpo fino all’ultimo, senza soffrire inutilmente. La possibilità di rifarsi una vita dopo un matrimonio sbagliato. La maternità come scelta autonoma della donna. Il pieno riconoscimento dei diritti dei gay. La tutela assoluta della libertà personale e dei diritti umani, anche in carcere. La liberazione dello Stato dallo strapotere soffocante dei partiti. Per chi oggi ha vent’anni sono principi quasi scontati, naturali, neppure da discutere. Eppure sono costati fatica e battaglie. Battaglie che in Italia sono state condotte nell’arco di mezzo secolo da Marco Pannella e adesso che il fondatore del Partito Radicale se n’è andato costituiscono la sua eredità civile, morale e politica.
Qualcosa che resterà ben oltre i santini di questi giorni, gli omaggi tardivi, l’onore delle armi persino del Vaticano, gli elogi in punto di morte dei cosiddetti benpensanti, quelli che hanno sempre ritenuto che Pannella fosse poco più che un provocatore, un immorale, un libertino con i capelli strani e l’occhio spiritato da chissà quali sostanze.
Il filosofo Camillo Berneri, ucciso durante la guerra di Spagna in un regolamento di conti tra comunisti e anarchici, amava dire che “l’utopista accende delle stelle nel cielo della dignità umana, ma naviga in un mare senza porti”. Pannella è stato questo. Quando fondò il partito radicale non aveva in mente la conquista del potere, né tanto meno la sua gestione. Anzi, il potere gli ha fatto orrore tutta la vita, come gli hanno fatto ribrezzo la violenza e la sopraffazione, la spartizione e l’occupazione degli spazi democratici. Era semplicemente un uomo con dei sogni, dei diritti da conquistare e da affermare per sé e per gli altri. Un utopista convinto che una società migliore sia sempre possibile.
MARE APERTO – Pannella libertario? Certo, ma la definizione è scontata. Non basta, non coglie il centro di “Giacinto detto Marco”, come si chiamava sulle schede elettorali. Che cosa hanno in comune il divorzio, l’aborto, il testamento biologico, l’eutanasia, i diritti omosessuali? Quando sono conquistati aprono spazi di libertà, ma questo è solo l’effetto pratico. La realtà è che sono tutte battaglie per la dignità della persona. E la dignità viene prima della libertà, tanto è vero che resiste anche in una cella di isolamento, o in un letto d’ospedale. E sì, Pannella, combattente della dignità, ha anche navigato in “un mare senza porti”.
Tecnicamente ha fatto il politico ed è anche stato deputato per quattro legislature, nel 1976, nel 1979, nel 1983 e nel 1987. Ma non aveva approdi sicuri, perché quando fondò i radicali ebbe il coraggio di dire che le ideologie non contavano più nulla. Erano i tempi delle “due Chiese”, quella comunista e quella democristiana. Ed era la lunga stagione dei partiti onnivori, che si finanziavano attraverso il canale ufficiale dei rimborsi pubblici e il fiume carsico delle tangenti. E che poi, tutti insieme, occupavano i mezzi di informazione. “Ladri di democrazia”, sbraitava Pannella, e sembrava un profeta che aveva battuto la testa. Ma “ladri di democrazia” era una formula impietosa quanto tecnicamente perfetta. Nelle tangenti e nell’occupazione di ogni poltrona, dal ministero all’ultimo consorzio agrario, c’erano il furto e il soffocamento della democrazia. Solo che i più l’hanno capito dopo. Lo stesso Grillo, all’epoca, votava Dc.
Ma Pannella ha saputo combattere con ogni mezzo. S’è fatto una radio, Radio Radicale, maestra nel prendere fondi statali, e per il resto ha usato il suo corpo e la sua fantasia. Si è spogliato in pubblico, si è fatto arrestare per droga, si è imbavagliato in televisione, ha digiunato a uso e consumo delle telecamere, ha usato leggi elettorali che ha combattuto a colpi di referendum per eleggere personaggi anche improbabili, come la pornostar Ilona Staller. Ha approfittato dell’immunità parlamentare per spedire alle Camere ex terroristi o presunti tali. Ha ribaltato simboli, leggi, istituzioni e le ha irrise come un vero situazionista. Un istrione? Un narciso? Un furbone che ha incassato finanziamenti da George Soros? Sicuro, ma anche un formidabile scopritore di talenti che poi sono andati in altri partiti portandosi dietro una cultura politica spesso superiore. Chi prenderà il suo testimone? Nessuno. I possibili delfini li ha fatti fuori tutti con metodo. Ma anche il concetto di delfino, in fondo, è poco dignitoso. Meglio spargere le proprie idee un po’ ovunque, come le ceneri.