Donald Trump ha vinto contro tutti i pronostici. In realtà, però, c’è stato chi aveva previsto il successo del candidato repubblicano. Andrew Spannaus, giornalista e politologo americano, nei mesi scorsi ha infatti pubblicato un libro che dice tutto già dal titolo: Perché vince Trump (Mimesis Edizioni).
Non era così difficile immaginare la vittoria di Trump, a quanto pare.
Non lo era. Quello che è andato in scena è stato un processo di rivolta della popolazione contro un establishment politico-economico che negli ultimi decenni ha gestito alcune grandi questioni, come la politica estera e l’economia, in modo fallimentare.
Analisti, sondaggisti e grande stampa avevano puntato tutto sulla Clinton. Cosa non hanno capito?
Non hanno compreso che negli Stati Uniti ci sono dei problemi precisi e profondi. Problemi che riguardano, ad esempio, la mancanza di progresso nel tenore di vita della classe media, che è stata costruita sulla base dell’economia reale, ora in forte difficoltà. Questo elemento ha superato la preoccupazione di eleggere un presidente che non fosse politicamente corretto. È un messaggio lanciato a quei portatori di interessi legati a Hillary Clinton.
La candidata democratica ha pagato maggiormente gli errori di Obama o quelli commessi da lei?
Entrambe le cose, anche se non credo che questo sia stato un voto anti-Obama. Il problema è un altro: negli ultimi anni la figura della Clinton è stata associata ad un certo modo di fare un lavoro “politico-caritatevole” in cui giravano molti soldi. Ciò ha dato l’impressione che lei andasse a braccetto con i grandi capitali e gli interessi finanziari. Presentarsi in campagna elettorale cercando di adottare una posizione anti-Wall Street è stato molto poco convincente.
Il suo sbaglio più grande?
Il pensare di poter vincere senza cambiare le cose dalle fondamenta e senza prendere impegni precisi rispetto alla protesta espressa dalla gente.
Nemmeno il “fattore femminile” è bastato.
Al contrario, è evidente che le donne non abbiano votato in modo schiacciante per lei. La vittoria di Trump non è stata trainata, come sostiene qualcuno, solo dagli uomini bianchi e razzisti. Molti immigrati hanno votato per il candidato repubblicano. E anche molte donne lo hanno scelto.
Qual è stato l’elemento che ha favorito la vittoria del tycoon?
Trump ha vinto perché è stato molto diretto nel denunciare i problemi. Si è candidato contro il suo partito e ha capito che la gente non è a favore di una politica iperliberista e di guerra continua. È stato molto abile e furbo a sfruttare questo disagio e la paura fra la gente, a volte anche con toni preoccupanti. Tutte le sue provocazioni, però, sono state basate su un tema reale: l’indebolimento della forza lavoro americana.
Cosa ci aspetta nei prossimi 4 anni?
Ci sarà una grande battaglia interna al partito repubblicano, che non condivide molte delle posizioni del neo presidente. Bisognerà capire quanto quest’ultimo riuscirà ad attuare le promesse fatte in campagna elettorale, come la ricostruzione delle infrastrutture americane. Un punto su cui il Grand Old Party non è d’accordo, visti i tagli al bilancio che ha proposto in questi anni al Congresso.
Twitter: @GiorgioVelardi