“Ho sempre detto, ma signori miei un ministro dell’Interno che è l’unica autorità di pubblica sicurezza, vertice politico della Polizia di Stato ha bisogno di una t-shirt per riaffermare questa sua funzione? Perché così facendo si rischia di immaginare che i cittadini siano una banda di idioti, che hanno bisogno di una t-shirt, di un vessillo per riaffermare una cosa di questo genere. Se mi sono sentito offeso? No”. Il capo della Polizia di Stato, Franco Gabrielli, a Napoli ha risposto così a chi gli ha chiesto di commentare l’abitudine dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di indossare le divise delle forze dell’ordine. E ha aggiunto: “Lui veramente lo utilizzava come una modalità per farsi sentire come parte”.
Al nuovo esecutivo Gabrielli, chiede innanzitutto di mettere mano “quanto prima al nuovo contratto di lavoro”. “La gente – ha aggiunto il Capo della Polizia – ci deve vedere in strada, soprattutto quando ha bisogno di sentirci vicini, vale a dire di notte, nei giorni festivi, e tutto questo deve essere remunerato. Lo avevo detto a Salvini, lo dico al neo ministro dell’Interno che è anche una collega. Il tema del nuovo contratto di lavoro è importante non per arricchire le strutture ma per consentire a noi di fare il lavoro in nome dei cittadini che sono la nostra unica ragione di esistere. Non lo chiediamo per noi stessi ma per la missione che ci è stata affidata”.
“Senza fare retro pensieri – ha aggiunto Gabrielli parlando del neo ministro Lamorgese -, è più facile parlare e farsi comprendere con chi parla il tuo stesso linguaggio ma questo non può essere interpretato come un giudizio di valore. L’ho sempre detto anche quando venivo additato a mia insaputa, il ministero dell’Interno ha forse più bisogno di un ministro politico che tecnico, ma questa è un’altra storia”.
“Certo, la percezione è condizionata dalla narrazione – ha aggiunto il Capo della Polizia – ma è legata moltissimo al depauperamento delle risorse che ci ha progressivamente allontanato dal territorio. Dobbiamo rioccuparlo, che può essere anche una immagine militare anche se non è mia intenzione. C’è tema di paure, di narrazione, del ruolo che la rete provoca amplificando le paure ma c’è un tema legato alla nostra presenza sul territorio”.