Italia disastro anche a livello europeo. Quasi un giovane su cinque in Italia (19,9%), nella fascia tra 15 e 24 anni, non ha un lavoro, né lo cerca né è impegnato in un percorso di studi. Si tratta dei cosiddetti Neet e il nostro Paese vanta uno dei tassi più alti d’Europa: 19,9% contro una media europea dell’11,5%. È uno dei dati che emerge dall’indagine 2017 sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (Esde) pubblicata dalla Commissione.
Lo studio rileva inoltre come l’Italia sia anche il Paese dove il numero di lavoratori autonomi è fra i più alti d’Europa (più del 22,6%), la differenza fra uomini e donne che lavorano è al 20,1%, e il numero di persone che vivono in condizioni di povertà estrema (11,9%) è aumentato fra 2015 e 2016, unico caso in Ue con Estonia e Romania.
Chi riesce a trovare un lavoro, invece, in più del 15% dei casi ha contratti atipici (fra i 25 e i 39 anni, nel Regno Unito è meno del 5%, dati 2014), è “considerevolmente più a rischio precarietà”, e se ha meno di 30 anni guadagna in media meno del 60% di un lavoratore ultrasessantenne. Ne consegue che i giovani italiani escono dal nido familiare e fanno figli fra i 31 e i 32 anni, più tardi rispetto a una decina di anni fa e molto dopo la media Ue, che si arresta intorno ai 26 anni.
Allargando il campo allo scenarrio europeo, i giovani hanno sempre più difficoltà nell’entrare nel mercato del lavoro e, quando ci riescono, si trovano spesso in forme di occupazione atipiche e precarie come i contratti temporanei, che possono comportare una minore copertura previdenziale.
Di conseguenza, le nuove generazioni percepiranno “con tutta probabilità” pensioni più basse in rapporto alla loro remunerazione.