di Aldo Forbice
Il primo a congratularsi con Enrico Letta è stato il dottor Sottile, alias Giuliano Amato; il secondo è stato Matteo Renzi, con un banale “In bocca al lupo”. In realtà il vecchio Giuliano ci teneva molto all’incarico da premier e negli ultimi giorni aveva fatto di tutto per far dimenticare o neutralizzare tante accuse,giuste e ingiuste,che gli piovevano da tutte le parti. Aveva detto: “31 mila euro di pensione? Sì ,è vero,ma nessuno ha scritto che ho rinunciato al vitalizio”. Qualcuno gli aveva fatto notare che gli italiani non hanno ancora dimenticato il prelievo forzoso sui conti correnti attuato nel 1992. “Lo rifarebbe?” gli ha chiesto un giornalista .“Mah, per carità ,me ne guarderei bene” ha risposto l’astuto Giuliano. Detto questo, sono convinto – e lo era anche il presidente Napolitano – che Amato, per la sua profonda conoscenza delle istituzioni, per le sue arti diplomatiche e l’abilità nei rapporti con le forze politiche e sociali poteva rappresentare, in una fase d’emergenza grave come l’attuale, una grande risorsa. Ma la ricerca del “nuovo” ha convinto alla fine Re Giorgio ad affidare l’incarico al rappresentante di una nuova leva di politici. E non è male, anche se il giovane Letta dovrà fare i conti anche con un Pd frantumato almeno in quattro-cinque tronconi (i bersaniani, i franceschiniani, i renziani, i veltroniani, i lettiani, i “giovani turchi”) oltre ai big con opinioni diverse che si chiamano Marini, Veltroni, Bindi, D’Alema, Finocchiaro, Fioroni. Non sarà facile ora neppure comporre un governo che, comunque lo si voglia chiamare, è di fatto di “larghe intese”. In pratica, si sono persi due mesi per l’ostinata resistenza di Bersani che mirava, dopo una inutile caccia ai grillini, a costituire un governo di minoranza : di “cambiamento” diceva lui. Ma forse non ha messo nel conto che il primo ad essere stato cambiato è stato proprio lui, non solo da premier incaricato ma addirittura come segretario del Pd.
Qualcuno ci aveva provato a porre dei veti anche su Letta (leggi Rosy Bindi) ma Napolitano, giustamente, non ne ha tenuto conto.
I veri interrogativi ora sono altri: quale forza avrà questo governo Pd-Pdl-Sc per approvare i provvedimenti urgenti per l’economia, per il taglio drastico dei costi della politica ? Quale riforma elettorale si potrà varare in tempi brevi per poter programmare nuove elezioni politiche? Quest’ultimo punto è fondamentale perché, come ha sottolineato lo stesso Letta, “non possiamo più permetterci di riproporre la situazione di stallo di oggi”.
Il tripolarismo è infatti negativo e penalizzante per il Paese soprattutto quando, come è accaduto in queste ultime settimane, due poli su tre poli non vogliono allearsi per governare.Saranno sufficienti le proposte dei saggi del Quirinale da tradurre in provvedimenti per fronteggiare la recessione o sono necessari altri interventi, come quelli proposti dalle parti sociali? E’ possibile accelerare il rimborso dei crediti alle imprese da parte della pubblica amministrazione (40 miliardi di euro) per stimolare la ripresa dell’occupazione di almeno 240 mila lavoratori ,come ha ribadito il presidente di Confindustria Squinzi?
Il nuovo governo si dovrà caratterizzare già nei primi giorni per scelte vere di cambiamento. Non so se sarà in grado, come chiede insistentemente Berlusconi, di eliminare l’Imu per la prima casa ma certo sarà inevitabile porre rimedio al pasticcio della riforma previdenziale (con la “patata bollente” degli esodati), rifinanziare la Cassa integrazione e mettere in moto un sistema di incentivi fiscali e creditizi per le piccole imprese capaci di ridare impulso alla ripresa.
Forse il primo a tirare il fiato per questa gigantesca impresa che si profila è proprio Giuliano Amato.