Salvini ha le idee chiare. A Bruxelles serve una Lega d’Europa che riunisca tutti i movimenti liberi e sovrani del Vecchio Continente. L’obiettivo è sparigliare le carte mettendo in moto una confederazione che faccia da polo di attrazione in vista dei nuovi assetti che si determineranno con le elezioni europee di maggio. D’altra parte c’è chi spinge dentro Forza Italia, come il governatore della Liguria Giovanni Toti, affinché i popolari del Ppe ricerchino alleanze con altri partiti del centrodestra. Con chi, in particolare, ha mosso critiche legittime all’Ue: insomma, anche in Europa il Carroccio sembra poter contare su un doppio forno. E il Movimento 5 Stelle? Manlio Di Stefano, arrivato da poche settimane alla Farnesina come sottosegretario agli Affari esteri e alla Cooperazione internazionale esclude, intanto, ogni ipotesi di apparentamento pre-elettorale.
Salvini sembra aver già scaldato i motori per le Europee del 2019. A Pontida ha lanciato la ‘Lega delle Leghe’ e flirta apertamente con i Paesi ‘ribelli’ del gruppo di Visegrad. Voi che farete?
“Rispetto alla Lega la questione per noi è più semplice: non faremo apparentamenti prima delle elezioni e ci presenteremo con una lista unica alle elezioni del 2019. Non pensiamo ad alcuna alleanza né con il Carroccio, né con altri, com’è da nostra tradizione”.
Non rischiate di rimanere schiacciati dal riassetto in corso nelle famiglie europee? Alcune di esse pare abbiano posto un veto nei vostri confronti.
“Dopo le Europee faremo i conti. Se le previsioni verranno confermate porteremo in Europa tantissimi eletti. E, a quel punto, saremo noi a formare una nuova famiglia europea in cui potrebbe entrare chi non si riconosce nei partiti attualmente presenti”.
Ma se l’operazione di Salvini andrà in porto escludete a priori una vostra adesione?
“Salvini ha lanciato l’idea della Lega delle Leghe in un’ottica preelettorale. Quello che avverrà dopo, cioè una volta che le urne saranno chiuse e verrà stabilito chi ha vinto e come le europee, nessuno, nemmeno Salvini, è in grado di dirlo. Perché per fondare una famiglia politica bisogna avere i numeri per farlo. Noi già nel 2013 ci avevamo pensato, ma poi la nostra rappresentanza è risultata troppo esigua. Ci riproveremo”.
Insomma escludete un’adesione a un futuro partito come quello che il leader del Carroccio lascia intendere?
“E’ un ragionamento del tutto prematuro, anche se io fin d’ora tendo ad escluderlo. Si parla spesso a sproposito e con una certa leggerezza delle operazioni di riassetto delle famiglie europee e alle logiche sulel quali si tengono. Ciascuna di esse, comprese quelle nuove, devono fondarsi su uno statuto di valori. Allo stato, siccome non è noto quale sarà la consistenza degli eletti dei singoli partiti mi pare difficile immaginare gli scenari futuri. Magari nascerà una nuova famiglia nostra che attorno ai nostri valori raccoglierà l’adesione di altri. Del resto già ora esiste un pensiero comune tra i nostri eletti ed altri europarlamentari”.
Nel 2017 avevate deciso di unirvi agli europeisti Alde che però hanno detto no al vostro ingresso. Poi si era diffusa la notizia che prima della fine della legislatura europea, il Movimento 5 Stelle avrebbe lasciato comunque il gruppo di Europa della Libertà e della Democrazia Diretta dove c’è anche l’Ukip di Nigel Farage per avvicinarvi al partito europeo di Macron.
“Era una bufala, non è mai esistito un tentativo di approccio a En Marche. Il partito di Macron non è mai stato considerato un’ipotesi”.