È arrivata la prima manovra del governo Meloni. La premier l’ha definita “coraggiosa”. Senatore e vicepresidente del M5S, Mario Turco, come la valuta?
“È una manovra misera, con cui il governo si rassegna alla recessione, altro che coraggiosa. E sa una cosa? Lo ammette lo stesso ministro Giorgetti quando nella Nadef scrive che le misure contro il caro energia copriranno sì e no i primi mesi del 2023 e quando scrive che questi 35 miliardi avranno un impatto pressoché nullo sulla crescita del Pil, stimata a un misero +0,6% se tutto andrà bene. Assurdo arrendersi a questo scenario depressivo”.
Cala la scure sul Reddito di cittadinanza per gli occupabili. È uno schiaffo ai poveri?
“Uno schiaffo che denota solo ideologia punitiva e scarsa conoscenza della realtà. Tra i 660mila occupabili ci sono persone con scarso livello di istruzione. Il 70,8% ha un titolo di studio fino alla terza media, e fra i percettori ci sono persone di età piuttosto avanzata, considerando che 53mila sono over 60 e 135 mila hanno fra 50 e 59 anni. E poi ci sono circa 200mila lavoratori con stipendi precari da fame che vengono integrati dal Rdc. Di certo non sono persone a cui il Governo riuscirà a trovare lavoro nel giro di 8 mesi”.
Confermato l’innalzamento del tetto all’uso del contante.
“Una norma a favore degli evasori, della criminalità e dei corrotti che, peraltro, contraddice tutte le risultanze dei principali dossier della Banca d’Italia negli ultimi 15 anni. Come noto gli italiani, per superare le emergenze, girano sempre con valigette piene di 5 mila euro in contanti. Era questa la vera emergenza per il governo. Mi perdoni l’ironia, ma è una norma folle e fuori dalla realtà”.
Passa lo stralcio delle cartelle sotto i mille euro fino al 2015 e il pagamento con mini sanzione e rateizzazione per le altre. Il governo la chiama tregua fiscale e nega che si tratti di un condono.
“Beh, su questo occorre fare una distinzione. In questo momento un abbuono delle cartelle minori, quelle appunto da mille euro e molto datate, è comunque un modo per semplificare e alleggerire la situazione in cui versa il fisco stesso. D’altro canto, nella scorsa legislatura, in varie audizioni, la medesima Agenzia delle entrate ha suggerito questa soluzione per liberare un magazzino pieno di cartelle ormai inesigibili. Diverso sarebbe, invece, il rientro dei capitali dall’estero, che il centrodestra proverà a far passare nell’iter parlamentare. Su questo alzeremo un muro”.
Sul cuneo fiscale ci sarà la proroga del taglio di due punti deciso da Draghi fino ai redditi di 35mila euro e un taglio di tre punti per quelli fino a 20mila. Lo ritiene sufficiente?
“No, e le spiego perché. L’intervento principale, infatti, non è aggiuntivo, ma si limita a confermare il taglio di due punti del cuneo fiscale per i redditi fino a 35 mila euro già approvato dal precedente Governo. Ne consegue che per questi lavoratori la busta paga rimarrà invariata. Di aggiuntivo c’è solo il taglio di un ‘punticino’ di cuneo per i redditi fino a 20mila euro. In sostanza parliamo di un beneficio netto in busta paga tra i 10 e i 15 euro. Con un’inflazione al 12% queste cifre sono poca cosa e non aiuteranno gli italiani ad affrontare l’emergenza prezzi. Tutto ciò lascia pressoché invariati i salari poveri, vero problema sociale del nostro Paese”.
Ci sarà un taglio delle rivalutazioni degli assegni pensionistici.
“È l’intero pacchetto previdenziale a essere deludente. La Destra aveva promesso di cancellare la legge Fornero e invece la sospende per un solo anno con Quota 103. L’ennesima misura tampone, dai costi elevatissimi, a cui nel 2023 potranno accedere meno di 50mila lavoratori, principalmente maschi. Anche l’aumento delle pensioni minime, che in campagna elettorale Berlusconi aveva promesso di portare a 1.000 euro, è un pannicello caldo: appena 38 euro in più al mese; una vera miseria. E le modifiche a Opzione donna sembrano ricalcare lo slogan ‘Dio, Patria e famiglia’ caro a Giorgia Meloni”.
Sconto carburanti: dimezzato.
“Incomprensibile, visto che tra dl Aiuti quater e Legge di bilancio sono state prorogate tutte le misure contro il caro energia tranne questa, tra le più sensibili per la vita di tutti i giorni. Un atto che non aiuta cittadini e imprese”.
Ponte sullo Stretto. È così necessario?
“Stiamo ai numeri: negli ultimi quarant’anni parlare di quest’opera ci è costato un miliardo fra rilevazioni e perizie. E ai contribuenti continua a costare 1.500 euro al giorno, secondo l’ultimo bilancio approvato della Stretto di Messina Spa. Salvini continua a fare annunci, ma forse sarebbe opportuno dare priorità alle infrastrutture di prossimità, all’alta velocità Salerno-Reggio Calabria oppure alla Taranto-Potenza-Battipaglia, alla Statale 106 Ionica, oppure ai collegamenti ferroviari e autostradali della Sicilia, dove ci sono zone in cui non arriva l’acqua potabile. Salvini si occupi prima delle opere essenziali e, soprattutto, di realizzare quelle già finanziate dal Pnrr, dove abbiamo fondi da spendere inderogabilmente entro il 2026. Poi, semmai, valuteremo la fattibilità del Ponte”.
Flat tax. Per gli autonomi il tetto salirà da 65mila a 85mila euro. Ma la Relazione 2022 su economia non osservata ed evasione fiscale, scritta dal gruppo di esperti del Tesoro, attesta che l’imposta piatta del 15% riservata alle partite Iva con meno di 65mila euro di ricavi ha indotto a dichiarare di meno per restare sotto la soglia.
“Durante il Conte I anche il M5S ha sostenuto la tassa piatta per gli autonomi entro i 65mila euro. Noi però abbiamo sostenuto una soluzione molto pragmatica, che riconosceva un’aliquota agevolata del 20% sulla parte di ricavi e compensi superiore ai 65mila euro, ma solo temporanea, per non incentivare la sotto dichiarazione. Allo stesso tempo questa misura era utile a far capire che l’approdo finale sarebbe stata la riconduzione della partita Iva con ricavi stabilmente superiori sotto le aliquote Irpef. Questa sarebbe la soluzione di compromesso migliore, per evitare fenomeni elusivi”.
Lei è di Taranto. Come procede la vertenza dell’ex Ilva?
“La vertenza Ilva è una vertenza complessa. Non solo occupazionale, ma ha implicazioni che riguardano ambiente, salute, lavoro e l’economia di un territorio. In tutto ciò è bene ricordare che l’azienda è ancora sotto sequestro. Occorre continuare il progetto del governo Conte II che coincide con la nazionalizzazione del sito, chiudere le fonti inquinanti, stipulare un accordo di programma per avviare la riconversione industriale, realizzando impianti ecosostenibili anche con forni elettrici, e introdurre tutele per i lavoratori e l’indotto. A garanzia di ambiente e salute, infine, occorre introdurre la Viias e revisionare i limiti degli inquinanti, di cui al D.Lgs. 155/2010”.