Il lungo e tortuoso percorso verso la prossima manovra sta per iniziare. Mercoledì la Commissione europea aprirà la procedura per deficit eccessivo per 11 Paesi, tra cui Italia e Francia. E da venerdì si definirà la traiettoria tecnica, ovvero l’aggiustamento di spesa previsto dal nuovo Patto di stabilità.
Inevitabilmente subito dopo in Italia si tornerà a discutere del Def vuoto di aprile e dei 20 miliardi che servono per rinnovare le principali misure della prossima manovra: solo per il taglio del cuneo fiscale e per la riforma dell’Irpef ne servono 15. Ora il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è costretto a dare una risposta che finora aveva rinviato aspettando proprio le regole Ue, che arriveranno in questi giorni.
Una manovra in salita
La certezza è che il tetto massimo della spesa netta non può essere sforato da ora in poi. Tradotto, vuol dire che è finita l’epoca dei tesoretti da usare o dell’extra deficit, una consuetudine delle ultime manovre. Già ora, quindi, inizia la ricerca di soldi per la prossima legge di Bilancio. A qualcosa, di certo, bisognerà rinunciare. Ma difficilmente saranno i 15 miliardi di cuneo e Irpef: eliminare queste misure avrebbe un contraccolpo devastante. Per gli italiani, a cui aumenterebbero le tasse e scenderebbero gli stipendi netti, e per la maggioranza da un punto di vista elettorale.
Le misure a rischio: cosa può saltare dalle pensioni ai bonus
Certo, come ricorda la Repubblica, qualche risorsa entrerà. Ci sono 7 miliardi di avanzi che si stimano possano arrivare dai nuovi sussidi post-Reddito di cittadinanza (con i beneficiari dimezzati) e dall’attuazione della delega fiscale. Ma poi serviranno diversi tagli di spesa, dalla sanità alla scuola e addirittura si parla di tasse più alte per Iva e accise.
Un capitolo critico è quello delle pensioni: qualsiasi forma di uscita anticipata si fa sempre più difficile e la Quota 41 che vuole la Lega a oggi sembra semplicemente irrealizzabile. Non solo, perché c’è addirittura il rischio di un taglio dell’indicizzazione degli assegni: ovvero un adeguamento solo parziale all’inflazione. E a rischio, poi, ci sono il canone Rai sceso a 70 euro, ma anche la Social card e tanti altri bonus. E la possibilità di una manovra lacrime e sangue non è più così lontana.