In principio era il Covid. Dopo sono diventati i vaccini. Poi hanno cambiato obiettivo, passando al clima. E ora hanno trovato un nuovo bersaglio. Perché, in fondo, quel che conta non è il tema, l’importante è avere sempre qualcosa da negare. Sono veri e propri professionisti del negazionismo.
E, guarda caso, sono sempre gli stessi: dal virus ai vaccini, dal cambiamento climatico al salario minimo. Sì, proprio il salario minimo. Perché anche questo può diventare un argomento da negare. Soprattutto se si parla del successo delle firme raccolte dalla petizione online lanciata dall’opposizione dopo l’incontro con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Evidentemente aver raccolto quasi 300mila firme in pochi giorni, tanto più sotto Ferragosto, fa paura alle destre. E ai giornali che difendono a spada tratta l’operato di Meloni che vuole affossare la legge che introdurrebbe la paga minima oraria a 9 euro.
Da Libero al Giornale, passando per La Verità, non stupiscono gli attacchi dei giornali alla petizione online. E anche a tutto il principio su cui si basa il salario minimo. Così si arriva a negare sia che la raccolta firme è stata un successo sia che milioni di lavoratori vengono pagati meno di 9 euro l’ora. Perché, evidentemente, non bastava negare il cambiamento climatico o l’esistenza del Covid.
Le destre non cambiano mai
Le prime pagine di ieri di alcuni giornali danno l’idea di quale sia il loro obiettivo agostano: negare non solo l’utilità del salario minimo, ma anche l’interesse – dimostrato peraltro dai sondaggi – degli italiani verso il tema.
Libero cerca di screditare l’iniziativa titolando in prima pagina: “Farsa sul salario minimo. Firma pure Paperoga (e taroccano i numeri)”. Il quotidiano afferma di aver dimostrato che si può aderire “con nomi di fantasia e inserendo all’infinito la stessa mail, o creandone un’altra”, perché “mancano i controlli”. E quindi, scrive Libero, “hanno firmato Stalin, Sbirulino e Paperoga”.
Gli fa eco La Verità, che parla di “firme taroccate sul salario minimo”, facendo riferimento alla possibilità di adesioni multiple da parte della stessa persona e di identità false. Parla di “firme farlocche” anche Il Giornale, definendo il salario minimo un “bluff”.
Proviamo a spiegare ai negazionisti di professione un po’ di cose. Innanzitutto, la petizione nasce come iniziativa “a sostegno” della proposta di legge. Lo scopo è quello di inviare un messaggio politico alla maggioranza: dimostrare che tantissime persone sono non solo favorevoli all’introduzione del minimo di 9 euro l’ora, ma anche impegnati attivamente per la sua approvazione. I numeri non sono fondamentali: non si tratta di una raccolta firme per la richiesta di un referendum, per esempio.
Le firme false non cambiano la sostanza. Anche perché, in caso di petizioni online, ci sono sempre state e sempre ci saranno. Dal Pd è stato assicurato che “le firme doppie e i nomi di fantasia” verranno “rimossi e non conteggiati”. Per carità, non c’è certezza su quando e come questo avvenga, ma nei fatti poco cambia se le firme sono 250mila o 260mila. Per Libero, inoltre, è “taroccato” anche il dibattito sul lavoro povero, che a giudizio del quotidiano riguarderebbe molti meno lavoratori dei 3 milioni calcolati dall’Istat.
Gridare sempre al complotto
D’altronde sono gli stessi che negavano l’utilità dei vaccini, oltre all’esistenza del Covid. E così, nei giorni in cui il negazionismo è salariale, val bene concentrare l’attenzione anche sul cambiamento climatico. Che, per La Verità, non esiste.
Tanto da parlare in prima pagina dell’Ue contro le famiglie e di un “surreale report di Eurostat” secondo cui la Co2 “la produce il fatto di vivere”. Smascherando, si fa per dire, la nuova strategia degli ambientalisti: “Meno catastrofismo per continuare a fregarci”.
Se mai il caldo di questi giorni dovesse essere insopportabile, ci pensano loro a ricordarci che è solo un’illusione. Altro che alluvioni, caldo torrido ed eventi estremi: il cambiamento climatico è solo una truffa. Come le firme sul salario minimo e come l’esistenza dei lavoratori poveri.