Agostino Santillo, oggi deputato e tesoriere del gruppo del Movimento Cinque Stelle alla Camera, siede nella commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici, è al suo secondo mandato dopo il primo da senatore. Di professione ingegnere civile ha dedicato un libro a una misura ancora oggi protagonista del dibattito pubblico: il Superbonus 110%. Tra i politici in prima linea nella battaglia contro il Salva-Milano che ha visto in queste ore il sindaco Sala fare un passo indietro.
Onorevole Santillo, alla luce delle novità nelle indagini sull’urbanistica milanese e di un testo di legge scritto sotto dettatura da indagati, il Salva-Milano finisce in soffitta. La procura utilizza il termine “sistema” per definire il mondo che ruotava attorno a Oggioni e alla commissione Paesaggio. Tra i reati contestati, per la prima volta, compare anche la corruzione. Che lettura dà lei di questa vicenda?
“A Milano si è venuto a creare un incrostato sistema parallelo tra affaristi, speculatori e funzionari comunali compiacenti, che ha agito con sfacciata disinvoltura rispetto alle procedure urbanistiche. La Salva-Milano andava a consolidare queste incrostazioni, ed è grave che larga parte della politica, a cominciare dal sindaco Sala, abbia brigato per approvare una legge insulsa. Alla Camera è stato commesso un errore marchiano con l’approvazione di quel testo indegno, che è uno schiaffo a chi le regole le rispetta e ai cittadini milanesi tutti. Abbiamo assistito a una performance di arroganza della politica, che voleva fermare le inchieste della procura con un provvedimento ad hoc. Quanto accaduto in questi giorni, con le dimissioni dell’assessore Bardelli, conferma che era questo l’unico obiettivo”.
Vede il rischio di un blitz in Parlamento sul Salva-Milano e che fine fa il progetto di rigenerazione urbana?
“Tajani ha detto chiaro e tondo che con il ddl bisogna andare avanti. Azione e Iv idem. Fratelli d’Italia, che nega la paternità del testo, dimentica che quando esso vide la luce il più accanito supporter era Tommaso Foti, all’epoca capogruppo del partito di Meloni alla Camera e relatore della pdl. E le intercettazioni hanno confermato che, con ogni probabilità, ha agito su mandato dei funzionari ora indagati, motivo per cui abbiamo chiesto un’informativa urgente al governo. Anche il Pd ci ha messo mesi prima di prendere le distanze. La battaglia che il M5s ha combattuto insieme ad Avs e al fianco di 140 tra amministrativisti, urbanisti e accademici che si sono mobilitati, non è finita. Al Senato abbiamo chiesto il rinvio ‘sine die’ del termine emendamenti: quel testo deve rimanere nei cassetti. Senza se e senza ma”.
Uscendo dal contesto milanese, vediamo come la messa in sicurezza di interi complessi urbani sia una priorità in alcune aree a rischio. In queste ore siamo tornati a parlare di Campi Flegrei. Il governo Meloni ha messo a disposizione 100 milioni di euro per 5 anni, una media di 20 milioni all’anno. Mentre per l’edilizia pubblica sono stati stanziati 184 milioni di euro. La strada giusta?
“Sui Campi Flegrei bisognava puntare sulla prevenzione, ma il governo non ha mai sentito mai ragioni. Il Superbonus 110% poteva essere uno strumento molto più utile di questi quattro spiccioli stanziati non si sa bene con quale finalità. Serve una dettagliato piano di messa in sicurezza dei Campi Flegrei. La valutazione di vulnerabilità degli edifici va messa in atto subito, consapevoli che le famiglie che vivono nell’area non hanno soldi a sufficienza per i dovuti accorgimenti. O per spostarsi, se necessario”.
Veniamo ad un’altra annosa questione italiana: il dissesto idrogeologico. Esiste o meno un piano nazionale, o i cittadini dovranno ricorrere all’assicurazione catastrofale per sentirsi più tutelati?
“In questi anni Meloni ha sforbiciato qua e là i fondi per la messa in sicurezza del territorio. Tanto c’è “San Pnrr”, si sono detti. Ma gli impacci con cui l’esecutivo sta mettendo a terra quei 200 miliardi portati in Italia da Giuseppe Conte sono sotto gli occhi di tutti. Ora il governo obbliga le imprese a farsi una polizza specifica contro le calamità naturali: una nuova disastrosa tassa. Presto l’obbligo potrebbe arrivare pure per le famiglie. Il dissesto si contrasta con le autorità di bacino e di distretto idrografico, intensificando i dovuti interventi che alcune aree del paese attendono da anni, e investendo sulle infrastrutture idriche: anche sul fronte siccità veniamo da un 2024 tragico. Gli sforzi del governo però sono impercettibili”.
Onorevole, sul piano degli investimenti infrastrutturali prioritari abbiamo pur sempre il Ponte sullo Stretto di Messina, non trova? Perdonerà l’ironia che anima la domanda.
“Il Ponte sullo Stretto è una farsa. Il progetto esecutivo non c’è. Il parere della commissione Via-Vas, di cui fa parte anche Cerri, indagato nell’ambito dei progetti interessati dal “Salva-Milano”, ha allegate 62 prescrizioni su aspetti ambientali e ingegneristici su cui il governo non sa dove mettere le mani. Il passaggio al Cipess, fissato prima per dicembre poi per febbraio, resta un miraggio. E ora pure Anac sta approfondendo il dossier. Nel frattempo abbiamo bruciato due miliardi senza che nemmeno un escavatore sia entrato in azione. Sarebbe interessante capire quanti italiani credono ancora alle balle di Salvini”.
Dai buchi lasciati nei conti pubblici dal Superbonus – come sostenuto da molti esponenti di maggioranza – nasce l’impossibilità di lavorare al meglio per il Paese? Insomma, governano loro ma è colpa vostra se le cose non vanno bene come dovrebbero?
“Meloni e Giorgetti parlano da tre anni di un buco di bilancio che non esiste, altrimenti avrebbero approntato una manovra correttiva. I dati sulla crescita economica negli anni del 110% a pieno regime sono eloquenti. Le cose non vanno bene perché in quasi 30 mesi di governo, Meloni e i suoi non hanno saputo declinare una proposta efficace per il Pil del paese. Buttano soldi in armi, e stanziano briciole per gli italiani contro il caro-bollette. Più chiaro di così…”.