Cinquantasette anni fa ci lasciava Walt Disney, inventore della “fabbrica dei desideri” più conosciuta al mondo. “Tutti i sogni possono diventare realtà se solo abbiamo il coraggio di inseguirli”, era il suo mantra. E da artista, oltre che geniale imprenditore, ha cambiato per sempre il cinema d’animazione regalando felicità e l’opportunità di viaggiare con la mente ad adulti e bambini.
Cinquantasette anni fa ci lasciava Walt Disney, inventore della “fabbrica dei desideri” più conosciuta al mondo
Tutto ebbe inizio il 16 ottobre 1923, cento anni fa, grazie a un fallimento e a un viaggio in treno. In quell’anno Disney si trasferì a Hollywood per cercare lavoro, finendo poi per fondare con il fratello Roy, il “Disney Brothers Studio”. Nonostante la firma di vari contratti, anche importanti, i due non riuscirono a rientrare nei costi, e le spese erano li stavano trascinando sul lastrico. Apparentemente non sembrava esserci via d’uscita, ma le capacità di Walt e la sua resilienza lo aiutarono a non cadere nel baratro e a rimboccarsi le maniche. “Con solo 40 dollari in tasca”, come lui spesso amava ricordare durante le interviste.
Visionario ma pure imprenditore geniale. Così diverte ancora milioni di bambini
Chi lo ha conosciuto l’ha descritto come un uomo che ha vissuto la sua intera esistenza sospeso tra fantasia e realtà, tra magia e concretezza, ed è stata forse questa la sua più grande intuizione. Un innovatore nel vero senso del termine, amante del rischio e anima dei suoi personaggi. La svolta arrivò nel 1924 con il coinvolgimento in questo progetto visionario di Ub Iwerks, ed è in quel preciso momento che l’imprenditore squattrinato decise di dedicarsi alla sua più grande passione: la creazione di copioni e poi la regia. “It all began with a mouse” (Tutto ebbe inizio con un topo), diceva con sorriso sornione. E fu proprio quella piccola e simpatica figura a decretare l’avvio di uno straordinario successo, che tutt’oggi non conosce battuta d’arresto.
Il colpo di genio arrivò durante un viaggio a New York. Originariamente pensò di chiamare il topolino Mortimer, ma su suggerimento lungimirante della moglie, optò per Mickey. Sulla reale paternità del topo più amato al mondo è ancora in corso un acceso dibattito: secondo alcuni infatti il vero ideatore di Mickey Mouse non fu Disney, bensì Ub Iwerks. In ogni caso, la prima apparizione di Topolino è datata 15 maggio 1928 nel cortometraggio muto “L’aereo impazzito”, che risultò un flop, anche se di lì a poco ci fu la rivincita, con il film sonoro intitolato “Steamboat Willie”. Il destino prese improvvisamente una piega diversa e il businessman decretò che da quel momento tutte le sue opere cinematografiche sarebbero state dotate di sonoro.
L’esordio fu tutt’altro che rose e fiori. L’animazione era una scommessa e la scelta di un topo un azzardo
Fino al 1947 fu lo stesso Disney ad interpretare la voce di Topolino. Pochi anni dopo il simbolo americano del “self made” produsse i suoi primi lungometraggi “Biancaneve e i sette nani” e “Pinocchio”: entrambi con ottime critiche anche se furono dei fallimenti dal punto di vista commerciale. Il pubblico dell’epoca non era difatti preparato ad accogliere tante novità ed esperimenti cinematografici, come si vide nel film “Fantasia”, dove i disegnatori associarono i movimenti dei protagonisti alla musica. Il suo più grande sogno si realizzò il 17 luglio 1955, con l’inaugurazione di “Disneyland”, il primo parco divertimenti tematico del mondo, a 30 km da Los Angeles, per il quale lavorò senza sosta alla progettazione. Morì undici anni dopo, il 15 dicembre 1966, lasciando un impero che ad oggi vale 150 miliardi di dollari, ma soprattutto insegnando a milioni di bambini di “non smettere mai di sognare, perché solo chi sogna può volare”.