Il Movimento 5 Stelle porta in Europa la battaglia per il salario minimo garantito. Sui 28 paesi che costituiscono l’Unione Europea, 22 hanno già un limite minimo per gli stipendi e tra questi non c’è l’Italia, così il partito guidato da Luigi Di Maio che ha già avviato il percorso per introdurlo nel nostro Paese ora punta a “una direttiva quadro della Ue per i salari dignitosi che fissi minimi salariali a livello nazionale” in modo da estenderlo anche negli altri paese che ne sono sprovvisti. Il 9,6% dei lavoratori europei ha un salario inferiore ai minimi contrattuali, in Italia questa percentuale sale al 12%. Per questo, il Movimento 5 Stelle, vuole realizzare un “programma europeo per il calcolo di salari dignitosi allo scopo di definire remunerazioni congrue a livello di Unione su base regionale in ogni Stato membro, mediante un metodo standardizzato messo appunto dalla Commissione Europea”.
Il problema delle differenze salariali tra i lavoratori delle diverse nazioni dell’Unione è emblematico se si confrontano i dati forniti da Eurofound (l’Agenzia Europea per il miglioramento delle condizioni di lavoro) da cui emerge che in testa c’è il Lussemburgo con 1.998,59 euro al mese, seguito da Irlanda (1.614 euro), Olanda (1.578 euro), Belgio (1.562,6 euro) e Francia(1.498,5 euro). Mentre in fondo alla classifica troviamo la Romania con 407,3 euro al mese, seguita dalla con Lituania (400 euro) e dalla Bulgaria (260,8 euro). In Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia, invece, non esiste uno stipendio minimo stabilito per legge perché i salari vengono definiti dai contratti collettivi.
Benché il trattato sul funzionamento dell’Unione europea non conferisca alla Ue competenze in materia di salari e retribuzioni, tuttavia, i principi del pilastro europeo dei diritti sociali riconoscono ai lavoratori il diritto a una retribuzione equa che offra un tenore di vita dignitoso. Ed è su questo che il Movimento 5 Stelle vuole fare leva per varare una direttiva sui minimi salariali. C’è un altro aspetto su cui l’importo degli stipendi ha un impatto rilevante, ed è quello delle delocalizzazioni. Il salario minimo europeo, secondo il Movimento 5 Stelle, non serve solo a contrastare la povertà ma anche per combattere il fenomeno del dumping sociale. Infatti i paesi con i salari più bassi possono spingere le imprese a delocalizzare la propria attività trasferendola dove il lavoro costa meno.
Basti pensare che secondo l’Istituto Europeo di Statistica (Eurostat) “le retribuzioni orarie lorde più basse (espresse in euro) si registrano in Bulgaria con 1,67 euro, in Romania (2,03 euro), seguite da Lituania (3,11 euro), Lettonia (3,35 euro) e Ungheria (3,59 euro)”. Paesi dove il costo del lavoro è ridicolo se si confronta con quello di Danimarca e Irlanda, dove la paga oraria è rispettivamente di 25,52 e 20,16 euro l’ora. Così il salario minimo garantito europeo sarebbe in grado disincentivare le delocalizzazioni aumentando le retribuzioni dei lavoratori.