di Gaetano Pedullà
All’incarico di Napolitano c’è arrivato. Ma per Pier Luigi Bersani il rebus governo resta difficile da risolvere. I numeri non ci sono, a meno di non cimentarsi nel suggerimento sussurratogli, neanche poi così sommessamente, dal capo dello Stato: provare a costruire una larga coalizione.
La moral suasion si è letta chiaramente ieri sera nelle poche parole pronunciate dal Presidente della Repubblica. Avesse potuto, re Giorgio avrebbe ripercorso la strada che ci ha portato sul dirupo del governo Monti. Ma oggi le posizioni tra Pd e Pdl sono, al momento perlomeno, troppo distanti.
A Bersani allora il compito di esplorare questa o qualunque altra strada. In tempi celeri, sia chiaro, gli ha intimato il presidente. Bersani dunque adesso ha la sua occasione. Se riuscirà a trovare qualche voto in più in senato, è fatta. Se convincerà il movimento di Grillo a seguirlo anche su pochi punti programmatici, è fatta. Se farà l’inciucione con Berlusconi è fatta.
Ma se non riuscirà in nessuna di queste imprese (tutte non troppo edificanti; immaginate quanti voti avrebbe preso se solo avesse prefigurato un tale scenario ai suoi elettori?) allora avremo perso solo tempo. Altro tempo che non possiamo permetterci.
Nelle pagine interne, un importante imprenditore del nord, Michele Perini, intervistato dalla nostra Monica Setta, prova a sparigliare. Consiglia all’esploratore Bersani di prendere atto della situazione impossibile e di far spazio a Renzi, uomo che potrebbe convogliare il consenso parlamentare di centrodestra e centrosinistra su un percorso nuovo, in direzione cambiamento.
Avrà Bersani un tale coraggio? Sì, va beh, non è ora di sognare.