L’ultimo sogno dalle parti del governo è avere un Parlamento che non parla, che non perda troppo tempo per colpa delle opposizioni che maleducatamente si oppongono e che possa velocemente accontentare i desiderata di Giorgia Meloni e dei suoi ministri.
L’ultimo sogno dalle parti del governo è avere un Parlamento che non parla, che non perda troppo tempo per colpa delle opposizioni
È passata piuttosto inosservata l’intervista rilasciata al quotidiano Il Tempo del ministro per i Rapporti con il Parlamento (eh, sì) Luca Ciriani (nella foto) che prova a spiegare, non riuscendoci, l’utilizzo della fiducia per ben 27 volte del suo governo, con una media di tre al mese. Senza tenere conto dei decreti, più di trenta, usati per legiferare.
Ciriani ci spiega che “Il ricorso alla decretazione d’urgenza è dettato dalla necessità, del Paese e della politica, di avere e dare risposte celeri per rispondere ad emergenze ed esigenze impellenti. Per quanto riguarda la fiducia, il più delle volte è una questione legata ai tempi” per non fare decadere i decreti. Il ministro dice anche “cerchiamo di garantire al massimo il dibattito e l’intervento parlamentare”.
Avete capito bene: cercano di garantire, mica garantiscono. A questo si aggiunge il monocameralismo di fatto, ovvero la prassi di discutere le proposte di legge in una sola camera con l’altra che si limita a ratificare. Una pratica che, seppur ampiamente tollerata, è in contrasto con la Costituzione.
Si badi bene: per Meloni nel 2006 porre la fiducia era una “scelta oligarchica”. Un “errore drammatico” nel 2015. Una “vergogna” nel 2017. “Una mortificazione del Parlamento, una deriva democratica” nel 2021. “La democrazia è un’altra cosa”, diceva sempre nel 2021.