Alla fine, gira e rigira, la Meloni canta vittoria perché è riuscita a piazzare Fitto in Ue come vicepresidente esecutivo.
Siria Martelli
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Gentile lettrice, al solito la Meloni racconta che gli asini volano. La triste verità è che l’Italia esce gravemente azzoppata da questa tornata: non aveva mai contato così poco. Nel nuovo esecutivo europeo il vero potere è detenuto da Germania, Francia e Spagna. Nella triade una volta c’era l’Italia, Paese fondatore e potenza industriale, ora scalzata da Madrid. Il vicepresidente Fitto ha la delega al Pnrr, ma solo teorica, perché il commissario addetto, il lettone Dombrovskis (un “falco” dei bilanci e grande amico, dicono, della ministra tedesca Braebock), e il polacco Seferis al Bilancio risponderanno direttamente a Ursula, come ha spiegato lei stessa, e quindi voleranno al di sopra di Fitto, il cui incarico è una scatola vuota, puramente ornamentale. Per l’Italia, che aveva Gentiloni, ora tutto il pacchetto economico è fuori portata: oltre a Dombrovskis e Seferis, l’economia sarà governata da Francia (Politiche industriali) e Spagna (che unisce Concorrenza e Transizione ecologica). Per il resto, l’asse Difesa-Esteri è tutto baltico, con il lituano Kubilius e la estone Kalls. I tre paeselli baltici contano più di Roma, benché rappresentino appena 6,6 milioni di abitanti e una forza economica risibile. Per la Meloni, uno smacco. Del resto il requisito primo in questa tragica Europa è l’essere antirussi, come Ursula. Se in Usa vincerà Kamala, saranno in perfetta armonia. Se vincerà Trump, saranno dolori e vedremo impensabili contorsioni e riposizionamenti.