Oltre un milione e 200mila. Un numero incredibile. Tanto per avere un’idea parliamo di una mole di persone che equivale alla popolazione dell’intera città di Milano. Ebbene, immaginiamo se l’intero capoluogo lombardo avesse a disposizione una pistola o un fucile. Tutti. Nessuno escluso. Questo è infatti il numero di coloro che detengono armi legali. E le conseguenze della circolazione di pistole e fucili – come raccontava ieri Il Domani che ha pubblicato i numeri in esclusiva – sono sotto gli occhi di tutti: solo nei primi tre mesi del 2023 ci sono stati 17 fatti di sangue, connessi alla detenzione legale di armi, con un bilancio di 25 vittime.
In Italia un milione e 200mila persone detengono armi legali. Ma pistole e fucili legali hanno fatto 25 morti in tre mesi
Ma a questo punto entriamo nel dettaglio. Secondo le tabelle della Polizia di stato, nel 2022 sono nel complesso un milione e 237mila gli italiani che possono avere un’arma in casa, come detto. Facendo segnare un incremento di 15mila unità. Nel giro di un anno, un aumento non di poco conto. Anche perché dietro questo numero si nasconde un mondo. Nello specifico, infatti, si registra un incremento di richieste del porto d’armi per il tiro sportivo, in possesso di 574.842 cittadini rispetto al precedente 543.803. Un balzo del 6 per cento.
Risulta, invece, in calo la licenza per la caccia (da 631.304 a 609.527 concesse), perché in molti prediligono quella per il tiro sportivo, più agevole. A completare il mosaico ci sono le altre licenze, per difesa personale e guardie giurate, che occupano uno spicchio minoritario. Il problema, però, non è semplicemente legata ai meri numeri. C’è anche un discorso di trasparenza. Come denunciato già in tempi non sospetti dall’Osservatorio per le Armi Leggere (Opal), alcune questure non comunicano i numeri totali di possessori di licenze, ma diffondono le informazioni sulle nuove licenze e sui rinnovi avvenuti nell’anno. In altre parole, manca una mappatura chiara.
Il risultato, come noto, è che da una parte le licenze armate aumentano, e dall’altra i partiti di destra non sembrano avere alcuna intenzione di frenare l’andazzo. Il motivo? Secondo i detrattori, è piuttosto evidente: Fratelli d’Italia e Lega si contendono il bacino elettorale dei fan di pistole e fucili, in nome di una linea securitaria che dialoga con questa lobby strutturata. Un esempio? Il sottosegretario Giovambattista Fazzolari avrà pure bollato come fake news le sue presunte intenzioni di portare l’insegnamento sull’uso delle armi a scuola, ma è a prova di smentita la vicinanza a quel mondo: nel maggio 2022, come ricorda ancora l’approfondito articolo de Il Domani, si è fatto immortalare alla Eos show di Verona, la fiera più grande del settore. Ed è solo uno dei tanti esponenti di Fratelli d’Italia che sostengono un uso delle armi senza troppi lacci.
Senza tacere di Matteo Salvini che da ministro dell’Interno del governo Conte fece la passerella tra le armi a Vicenza, in un altro evento di esposizione di armi. Finita qui? Certo che no. Basta cercare su internet e così trovare quando, prima delle elezioni politiche del 2018, durante un altro evento fieristico dedicato specificatamente alle armi, diversi esponenti di destra (in principal modo proprio Lega e FdI) firmarono un vero e proprio impegno elettorale a farsi portavoci delle istanze delle associazioni n difesa dei detentori legali di armi, dei collezionisti, dei tiratori sportivi e dei cacciatori. Tra i firmatari, tanto per avere un’idea, c’era proprio il già citato Salvini. A riprova, semmai ce ne fosse bisogno, quanto questo mondo sia vicino all’attuale governo.
Pistole e fucili legali hanno fatto 25 morti in tre mesi
Le conseguenze della circolazione di pistole e fucili sono sotto gli occhi di tutti: solo nei primi tre mesi del 2023 ci sono stati 17 fatti di sangue, connessi alla detenzione legale di armi, con un bilancio di 25 vittime. In vari casi le sparatorie hanno riguardato più persone, come svela il database dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) di Brescia. L’evento più clamoroso è stato quello di Martina Scialdone, uccisa a Roma fuori da un locale.
Ma ci sono altre storie, come quella avvenuta da Ariano Polesine, in provincia di Rovigo: una donna di 32 anni è stata colpita a morte dal proiettile esploso per sbaglio da suo figlio di otto anni, che maneggiava una pistola rinvenuta in un capanno vicino alla sua abitazione. Era un’arma regolarmente denunciata, per quanto non custodita in modo adeguato. Ma non è l’unico caso.
Il caso più clamoroso a Roma con l’assassinio di Martina Scialdone
A Genova, agli inizi di marzo, una guardia giurata di 32 anni ha ucciso la fidanzata di 23 anni e si è tolto la vita sparandosi. Poche settimane prima, un altra vittima: un colpo partito accidentalmente dal fucile sul quale, alla presenza di alcuni amici cacciatori, stava effettuando una operazione di taratura ha ucciso sul colpo Fiore Ciaffi. La tragedia è avvenuta a Marana, frazione del comune di Montereale (L’Aquila). La vittima aveva 64 anni, appassionato di caccia, consigliere comunale di maggioranza e persona molto nota e stimata.
Una tragedia ancora più inquietante è avvenuta all’inizio dell’anno in Umbria, dove u giovane di 24 anni è morto raggiunto da un proiettile al petto nei boschi dell’assisano, dove si trovava per una battuta di caccia. La tragedia si è consumata sul monte Subasio, in località Fosso delle Carceri. Davide Piampiano, residente ad Assisi con la famiglia, molto nota in città perché titolare di alcune attività, probabilmente stava rientrando dai boschi dopo il tramonto. L’incidente è avvenuto in una zona piuttosto impervia, tanto che per il recupero del corpo è stato necessario l’intervento del Soccorso alpino speleologico dell’Umbria.
Inizialmente si pensava a un incidente. Soltanto settimane dopo si è compreso che l’omicidio era premeditato. E premeditato, tra i tanti, è stato anche l’omicidio – suicidio di Bellaria, nel Riminese dove un ex agente della Polizia Municipale in pensione ha ucciso la moglie di 70 anni con la sua pistola d’ordinanza, e poi si è tolto la vita.