Da presidente dell’Inps ha frenato in tutti i modi Cinque Stelle e Lega. E adesso che il Governo gli ha sfilato quella poltrona, Tito Boeri continua più di prima. Sparito per qualche tempo dai radar, il professore è tornato ieri a parlare, scegliendo come nuovo bersaglio il salario minimo. Ovviamente, visto il ruolo lungamente ricoperto all’Istituto di previdenza, Boeri non ha potuto negare che si tratti di una misura utile per i lavoratori e ancora di più per chi dove erogare le pensioni, che potrà contare su un monte di contributi più alto e necessario per non ridurre i trattamenti a cifre poco più che simboliche.
Bisognava perciò trovare un’altra strada per sparare come al solito contro di Di Maio, e qui l’ex numero uno dell’Inps ha tirato fuori la supercazzola dell’aria fritta. Proprio così – aria fritta – ha definito il dibattito sul salario minimo, nonostante stia in cima al contratto dell’Esecutivo gialloverde, se ne parli diffusamente a livello di governo e parlamentare, e la questione è ormai tanto vicina a uno storico traguarda da aver costretto a scomodarsi persino l’Ocse, venuta allo scoperto con una serie di dati sbagliati pur di dimostrare che il progetto dei Cinque Stelle è il più dispendioso d’Europa.
BRUTTA FIGURA. Boeri ha quindi scelto un approccio più ideologico, e in un’intervista al Gr1 ha detto che tutte le proposte finora presentate sul salario minimo si applicano ai lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva. Secondo l’ex presidente Inps, tutti i lavoratori dipendenti sono però coperti da questo genere di contratti, e quindi la facile conclusione è stata che in realtà dietro “l’aria fritta” non c’è nessuna volontà concreta di introdurre questo strumento. Poi, per essere ancora più certo nel boicottare l’iniziativa, ha lanciato l’idea di istituire la milionesima commissione di studio per stabilire il livello del salario minimo su due piani diversi: nazionale e regionale.
Farneticazioni che hanno suscitato l’immediata risposta della presidente della Commissione Lavoro del Senato, la M5S Nunzia Catalfo, prima firmataria del disegno di legge sul salario minimo. “Dispiace molto che anche l’ex presidente Inps, Boeri, vada rilasciando interviste sul salario minimo senza aver prima letto il testo della proposta normativa e dandone una visione distorta”. L’applicazione del salario minimo ai lavoratori non coperti da contrattazione collettiva è prevista nel disegno di legge del Pd, non in quella del Movimento, che stabilisce l’esatto contrario, e cioè che i Ccnl non possano prevedere mai retribuzioni inferiori ai 9 euro lordi, garantendo così la centralità della contrattazione e la dignità dei lavoratori.