Le Lettere

Un milione di morti fa

Zelensky dice “Non abbiamo la forza per riconquistare Donbass e Crimea”. E se ne accorge adesso? Non era prevedibile?
Arrigo Valente
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Gentile lettore, era prevedibile e previsto fin dal 24 febbraio ‘22, giorno dell’invasione. Ma i pochi di noi che lo dissero furono sommersi dal disprezzo dell’intero sistema informativo occidentale. Anche Zelensky sapeva di non poter vincere e a marzo ‘22 concordò coi russi un patto intitolato “Trattato per la neutralità permanente dell’Ucraina e sua sicurezza”. Boris Johnson, inviato da Biden, si precipitò a Kiev e lo convinse a non ratificarlo. Fu lì che Zel vendette il suo popolo agli Usa come carne da macello. È il suo crimine maggiore e la Storia lo giudicherà per questo. Intanto i massmedia pompavano il delirio da stadio: “I russi hanno finito le munizioni, combattono con le pale”. “I russi hanno finito i chip per i missili e smontano le lavatrici”. A quel punto Zel sull’onda dell’entusiasmo annunciava la fulgida controffensiva primavera-estate ‘23: “A ottobre brinderemo in Crimea”. Applausi, cori da stadio, svenimenti in curva sud e in tribuna Vip. “Ci servono i Leopard e gli Abrams”. Arrivano i carrarmati, parte la controffensiva, ma è il disastro previsto: i Leopard scoppiano come palloncini e gli Abrams si bloccano in due cm di fango e non son buoni neanche per arare i campi. Allora Zel fa: “Ci servono gli F-16!” e vai con gli F-16. “Vogliamo i Patriot” e vai coi Patriot. “Missili a lungo raggio” e vai coi missili a lungo raggio. Ma i russi continuano ad avanzare e ora Zelensky dice “Non possiamo vincere”. Ma lo sapeva da tre anni, una milionata di morti fa.

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