Vitelloni, manze, bovini, equini, cavalli e finanche tori. Benvenuti al Quirinale. No, non è un madornale errore o uno scherzo senza senso. È la pura e semplice verità che emerge da un ultimo bando di gara pubblicato appunto dalla presidenza della Repubblica che, testuale, prevede la “vendita al macello, mediante asta pubblica […], di bovini ed equini vivi provenienti dall’allevamento biologico della Tenuta di Castelporziano, nonché di capi ungulati selvatici abbattuti provenienti dalle operazioni di selezione”.
Insomma, mentre cresce, da Silvio Berlusconi a Beppe Grillo, il sentimento animalista, Sergio Mattarella sta cercando di vendere animali che vadano, poi, al macello. Ma, nel dettaglio, di cosa parliamo? Il bando, anche su questo punto, è molto chiaro: 25 vitelloni di razza maremmana pura di età compresa tra i 18 e 30 mesi, 30 manze di razza maremmana pura di età compresa tra i 24 e i 30 mesi (“giudicate non idonee alla riproduzione”), altri 25 vitelloni ma questi castrati, 10 vacche di razza maremmana pura “che abbiano partorito almeno una volta” e “giudicate non più idonee alla riproduzione”. E poi, ancora, un toro di età superiore ai 60 mesi, otto equini tra “cavalli, cavalle, puledri e puledre”, ben 400 capi tra daini e cervi e ben 150 cinghiali. Insomma, non proprio due animali. Totale: 654 animali.
Quanto si incassa? – Ma a questo punto passiamo al conto economico. Nel documento di gara si specifica che l’importo a base d’asta viene fissato, com’è norma in questi casi, dai “mercuriali ufficiali”. E così, ad esempio, per i vitelloni si prende come riferimento le quotazioni del listino borsa merci di Modena: circa 1,7 euro a chilogrammo. Considerando che solo per i vitelloni parliamo di 24mila chilogrammi complessivi, ecco che il guadagno minimo supera i 40mila euro. Per le manze, invece, la cui quotazione di riferimento è pari circa a 1,4 euro a chili, il guadagno (per 15mila chili di carne complessivi) tocca quota 21mila euro. E così via, fino a “bovini o equini da scarto, a peso morto (ovvero il peso riscontrato al mattatoio, ndr)”, venduti a 0,50 euro a chilogrammo (per mille kg complessivi); daini e cervi abbattuti, per 1,50 euro a chilogrammo (per un totale di ottomila kg) e, infine, i “cinghiali abbattuti”. Prezzo a base d’asta: due euro a chilogrammo per un totale di tremila kg. Ergo: un guadagno minimo di seimila euro. Un bel gruzzoletto, non c’è che dire. Per una struttura che, da bilancio 2017, costa tra giardinaggio e attività faunistica, quasi un milione di euro.
Tw: @CarmineGazzanni