Il disegno di legge del ministro Giulia Bongiorno sulla “concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo” coglie due aspetti cruciali del lavoro pubblico: presenza in servizio e produzione del risultato. Si tratta di due profili che l’attuale normativa e gli organi già operanti non garantiscono affatto. Appare perciò opportuno un rafforzamento degli strumenti organizzativi. Il ddl si chiama “concretezza” in opposizione alla “astrattezza” di certi organi pur previsti (finanche in Costituzione) e che non hanno reso un buon risultato per il miglioramento della vita dei cittadini. Prova ne è che per la risoluzione delle problematiche più comuni, i cittadini sono costretti a ricorrere, alternativamente, agli organi di stampa o alla magistratura.
Manca, invece, qualsiasi tutela che possa essere accordata da normali organi amministrativi dotati dei necessari poteri. A nessuno verrebbe in mente, ad esempio, rispetto a sporcizia o mancanza di assistenza ospedaliera, di rivolgersi alla Corte dei conti, al Difensore civico o agli organismi di valutazione della performance! Perché? Ovvio: il “sistema” (l’ordinamento o le persone che guidano certi organi pubblici) ha lasciato completamente indifeso il cittadino rispetto ad abusi o latitanze della Pubblica amministrazione. Di qui il senso di un “Nucleo della concretezza” (leggasi: di un organo di controllo a sua volta efficace).
Di tale organo vi sarebbe bisogno anche nell’ipotesi in cui il 99% dei dipendenti pubblici fosse onestissimo perché, ad esempio, non solo entra in ufficio regolarmente ma “produce” anche per l’intera giornata lavorativa. Se anche questa ipotesi fosse verificata, ciò non risolverebbe il problema del controllo dell’1% di dipendenti che truffa i concittadini facendo gli affari propri, in ufficio (non lavorando) o a casa (simulando la propria presenza in ufficio). Purtroppo i sistemi di controllo devono essere efficienti indipendentemente dalla qualità delle persone che lo governano.
Bisogna, infatti, organizzare i sistemi come se non si potesse mai contare sulla virtù degli uomini. Essere presenti è necessario ma non è sufficiente per produrre. Licenziare un assenteista è molto più facile che “acciuffare” un dipendente che “marca” regolarmente il cartellino ma non combina gran che. Licenziare un fannullone è cosa estremamente difficile per qualsiasi dirigente pubblico e richiede un lavoro ad hoc. Per questo è necessario affinare i controlli ed orientarli per servire al meglio la collettività, prima ancora di essere costretti ad adottare provvedimenti “estremi”.
(L’autore è professore Ordinario Abilitato in Diritto Amministrativo)