Mi pare che l’idea della Meloni di creare ex novo il cosiddetto liceo del Made in Italy sia già fallita. O mi sbaglio?
Marisa Reggi
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Gentile lettrice, un disastro. Solo 375 studenti su 468.750 (lo 0,08%) hanno optato per questo demenziale “liceo”. In Lombardia solo 31 ragazzi. A Crema, all’Istituto Munari, c’era un solo volontario e il preside voleva estrarre a sorte i nomi di 24 ragazzi su 48 da “deportare” al costituendo liceo del Made in Italy. Famiglie in rivolta, marcia indietro del preside. Ma è ovvio: chi può desiderare che il proprio figlio butti via cinque anni in una scuola risibile e inutile? Un fallimento, come tutte le idee della Meloni: il blocco navale nel Mediterraneo, il Piano Mattei per l’Africa, l’Assegno d’inclusione come sostituto del Reddito di cittadinanza. L’Assegno doveva basarsi su corsi di formazione, che però non si sa che fine abbiano fatto. Del blocco navale nemmeno a parlarne, ovviamente. Il Piano Mattei è fallito miseramente quando i leader africani venuti a Roma hanno svillaneggiato il governo italiano per l’inconsistenza del progetto. È chiaro che il bluff chiamato Meloni contiene limiti culturali: la signora si è diplomata cameriera d’albergo ma crede di essere una collega del filosofo Giovanni Gentile, che un secolo fa riformò la scuola dandole l’impronta che ha oggi. Né mi pare che i grandi statisti del passato abbiano mai avuto un grado d’istruzione così basso: Cavour, Einaudi, De Gasperi, Moro erano intellettuali e professori, altro che Istituto alberghiero. Ma ogni tempo ha il suo specchio, e la Meloni è lo specchio di un’Italia subculturale e regressiva.
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