“Non si può scommettere sui giovani e poi chiudere le scuole: è un controsenso”. Parola di Gianluca Vacca, deputato M5S, ex sottosegretario ai Beni e le attività culturali del Conte I. Secondo l’esponente pentastellato la stretta sulle scuole rischia di contribuire alla diffusione dei contagi “perché non mandare i ragazzi a scuola vuol dire dare loro la possibilità di frequentare altri luoghi ben meno sicuri delle classi, dove sappiamo che si rispettano le distanze e si usano sempre le mascherine”. Laddove “le scuole devono essere le prime ad aprire e le ultime a chiudere”.
Il premier Mario Draghi nel suo discorso per la fiducia ha messo al centro i giovani. E, come riferisce il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ha chiesto di riportare la scuola al centro dello sviluppo del Paese. Non le pare contraddittorio rispetto alla decisione di tenere nuovamente a casa gran parte degli studenti?
“Suona davvero come un controsenso. Il problema non è prevedere la dad nelle zone rosse – scelta che condivido – ma lasciare mano libera alle Regioni di chiudere anche nelle altre zone sulla base di valutazioni troppo discrezionali o di parametri oggettivamente poco validi. Bisognava al contrario puntare a ridurre la grande disomogeneità delle politiche scolastiche nei vari territori e non penalizzare sempre e prima di tutto gli studenti”.
Critiche “per la scuola chiusa mentre si incoraggia la movida” sono arrivate dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Che ha sottolineato l’eliminazione del divieto di asporto per tutti dopo le 18. Dunque anche di bevande e drink. Il che favorirebbe gli assembramenti e, appunto, la movida.
“Il divieto è stato tolto per le enoteche ma rimane per bar, pub e simili e in ogni caso le bevande non si possono consumare sul posto. Ad ogni modo, le misure sulla scuola rischiano di contribuire alla diffusione dei contagi perché non mandare i ragazzi a scuola vuol dire dare loro la possibilità di frequentare altri luoghi ben meno sicuri delle classi, dove sappiamo che si rispettano le distanze e si usano sempre le mascherine. Stiamo mandando un messaggio sbagliato ai nostri ragazzi e a tutto il Paese”.
Concorda che con la chiusura delle scuole ci siano danni formativi e psicologici pesanti per i ragazzi? Crede che il governo attuale li stia sottovalutando?
“Secondo un recente sondaggio l’84% degli studenti ha disagi psichici, disturbi di ansia, malessere e l’allarme arriva anche da autorevoli esperti. Mesi fa in commissione Cultura alla Camera gli uffici scolastici regionali ci hanno riferito di gravi carenze formative ed educative riscontrate nei ragazzi, che inevitabilmente tenderanno ad aumentare con un ricorso così prolungato alla dad. Il timore è proprio che tutto questo sia sottovaluto, messo in secondo piano rispetto alla rilevanza economica di altre attività”.
Si parla di rimodulare il calendario scolastico. Il ministro dell’Istruzione fa riferimento alla possibilità di “percorsi di orientamento e sostegno, che vogliono dire percorsi individuali, non tutti inchiodati al banco fino al 30 giugno”. Eppure quando il suo predecessore, ovvero la ministra Lucia Azzolina, ne ha parlato c’è stata una levata di scudi da parte del sindacato.
“Fortunatamente il ministro Bianchi ha riconosciuto l’importanza del lavoro fatto da Lucia Azzolina ed è evidente che in diversi ambiti – penso anche alla decisione sugli esami di maturità – ci sia continuità con il suo operato. Vedremo come saranno accolte alla prova dei fatti le dichiarazioni sui percorsi di sostegno, ma sicuramente nei confronti dell’ex ministra c’è sempre stata una narrazione non oggettiva, direi quasi un’ostilità a prescindere”.
Sempre Bianchi sostiene che la Dad non debba essere considerata “un ripiego” ma come “integrazione e arricchimento per costruire una scuola nuova”. Cosa ne pensa?
“Concordo sul fatto che bisogna far tesoro dei progressi compiuti in questi mesi nel campo della didattica digitale. Innovare era un obiettivo che ci eravamo posti anche prima della pandemia e oggi non possiamo non cogliere questa grande sfida. Rimane però il fatto che l’urgenza è riportare il più possibile e il prima possibile i ragazzi in classe”.
L’attuale governo poteva, e potrebbe, fare di più per assicurare le lezioni in presenza?
“Sì, rendendo concreto il principio che le scuole devono essere le prime ad aprire e le ultime a chiudere. Ma penso anche ai i settori connessi all’istruzione: su trasporti e tracciamento dei casi una maggiore efficienza era necessaria e lo è ancora”.