Il neo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, fino a ieri sera non aveva ancora aperto bocca per dirci come sarà la prossima Manovra, ma Salvini e i suoi sapevano già tutto e suonavano l’allarme sull’abolizione certa di Quota 100, l’arrivo della patrimoniale e il diluvio di tasse che quegli aguzzini di 5 Stelle e Pd non vedono l’ora di affibbiarci. Purtroppo non siamo un Paese così evoluto da vedere maggioranza e opposizione che collaborano almeno sui temi fondamentali per il bene comune.
D’altra parte, l’ordine di scuderia impartito dalla Lega è di mantenere un clima quanto più possibile divisivo, sperando in qualche incidente di percorso del Governo o nella tradizionale vocazione della Sinistra italiana al tafazzismo. Nel frattempo a Bruxelles l’ex premier Paolo Gentiloni prendeva contatto con la presidente della prossima Commissione europea, Ursula von der Leyen, preparandosi a ricevere uno dei portafogli più importanti, non si sa ancora se gli Affari economici, la Concorrenza o l’Industria. Approdi inimmaginabili senza la mediazione fatta a suo tempo dal premier Conte e la cambiale a termine concessa dagli europarlamentari del Movimento. Con quel gesto – accusano banalmente gli ex sottoscrittori del contratto stracciato tra un mojito e l’altro al Papeete – i grillini hanno venduto l’anima ai poteri forti che ci hanno messo per anni in ginocchio con le loro politiche di austerità sui conti pubblici.
UN PO’ DI VERITÀ. In realtà grazie a quel voto oggi non sono i Cinque Stelle ma è l’Italia intera che può ambire a una leva fondamentale per ottenere la flessibilità necessaria ad aumentare gli investimenti, fermare l’aumento dell’Iva, realizzare tante delle cose che anche la Lega ha promesso senza però spiegare mai dove trovare i soldi. Al contrario, accodandosi a un’opposizione che per le regole dell’Europarlamento non toccherà mai palla, Salvini ha reso completamente sterile il voto di milioni di italiani che si sono fidati di lui alle elezioni Ue di maggio scorso.
Una miopia politica perfettamente speculare con l’altra grande trovata di staccare la spina l’8 agosto al Governo gialloverde, senza calcolare che in Parlamento potesse esserci un’altra maggioranza. I 5S, invece, più pragmatici, hanno concesso alla von der Leyen una fiducia a termine, avvertendola che se non manterrà gli impegni presi nel suo discorso d’insediamento, come ha ottenuto la fiducia la andrà a perdere. Ecco perché Roma può avere spazi che diversamente ci saremmo sognati, e nei prossimi mesi potremo contare su un dream team a cinque punte per negoziare i nostri interessi a Bruxelles.
Il pivot sarà Gualtieri (nella foto con Di Maio), uno degli eurodeputati italiani da sempre con maggiore interlocuzione sui dossier economici, ma accanto a lui ci sarà un commissario Ue non relegato ai margini con una delega irrilevante, il presidente del Parlamento, Sassoli, e il vice presidente Castaldo, oltre al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che potrà dare una copertura più politica alle rivendicazioni dell’Italia. Una rappresentanza forte per una partita che solo così l’Italia può vincere.