Strano modo quello di Carlo Calenda per cercare di inserirsi nel cosiddetto campo largo tra Partito democratico e Movimento 5 stelle. Ieri il leader di Azione ha voluto farci sapere di essere “assolutamente d’accordo” al Daspo “per le persone che commettono violenze in piazza, così come se la commettono negli stadi. è giusto che siano allontanati e gli sia impedito di partecipare a cortei dove possano esercitare la violenza. Mi sembra un principio di buon senso”.
Strano modo quello di Carlo Calenda per cercare di inserirsi nel cosiddetto campo largo tra Pd e M5S
La frase letta così potrebbe sembrare una norma quasi di buon senso. Peccato che il cosiddetto Daspo per i manifestanti sia l’ennesima roncola agitata dalla maggioranza di governo contro coloro che non sono d’accordo con le posizioni e con le opinioni del governo. Il Daspo in mano a Meloni e soci sostanzialmente è un bavaglio che comprime gli spazi del dissenso. Del resto siamo in un tempo in cui si viene identificati se si grida viva l’Italia antifascista durante la prima alla Scala di Milano oppure mentre si appoggia un fiore sulla tomba di Anna Stepanovna Politkovskaja per ricordare l’assassinio di Aleksej Navalny.
Purtroppo le esigenze di posizionamento politico costringono Calenda a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ogni giorno, trasformandolo in un cocciuto bastian contrario che vorrebbe stare in mezzo a un bipolarismo che nel mezzo prevede il niente. Peccato perché così facendo il leader di Azione non fa altro che dare ragione a Giuseppe Conte che da mesi si incaponisce contro la segretaria del Partito democratico Elly Schlein che vorrebbe allargare il fronte anche all’ex ministro. Professarsi “assolutamente d’accordo” con il Daspo ai manifestanti è un modo banale per dire di voler giocare alla politica dei due giorni. Ma no, non c’è tempo.