Come era lecito aspettarsi, la relazione sulla trasparenza di Anac del 2018 è davvero dettagliata. Quel che forse nessuno poteva immaginare è che al suo interno sarebbe spuntato addirittura un caso di corruzione. Ebbene si, l’authority incaricata di vigilare su questo annoso problema non è immune al tanto odiato reato. Certo i dati vanno contestualizzati e l’autorità amministrativa, presieduta da Raffaele Cantone, ha mostrato dati incoraggianti perché su 298 dipendenti presenti nella struttura, solo uno di loro ha commesso un illecito. Tutto ciò, però, non diminuisce la sensazione di trovarsi davanti ad un paradosso dove il controllore inciampa sulla classica buccia di banana.
In ogni caso il procedimento a cui fa riferimento il report è stato avviato nel lontano 2016 per poi essere sospeso nel corso dello stesso anno. Il 20 settembre 2018, però, l’Anac ha ripreso in mano la questione rinnovando le “contestazioni degli addebiti disciplinari” a seguito della sentenza emessa dal Tribunale ordinario. Il caso, stando a quanto si legge nell’atto, ha causato la “sospensione dal servizio, con l’ulteriore sanzione della privazione della retribuzione”, per il dipendente finito nei guai perché accusato di “induzione indebita a dare o promettere utilità”, reato previsto dall’articolo 319 quater del codice penale.
Di minor importanza, invece, altre 4 segnalazioni che riguardano la violazione del codice di comportamento interno. Si tratta di casi che non hanno rilievo penale ma che comunque sono interessanti perché compiuti all’interno dell’Autorità nazionale anticorruzione. Casi che, tra l’altro, sono poi sfociati in due archiviazioni e in altrettanti provvedimenti disciplinari che, vista la tenuità dei fatti, sono consistiti nel semplice rimprovero scritto. Inutile negare il fatto che Anac sia stato virtuoso per quanto riguarda l’attivazione di tutte le procedure necessarie a combattere la corruzione o ad individuare le condotte illecite dei propri dipendenti.
Senza nessuna sorpresa risulta attivo il whistleblowing, sistema per la denuncia delle irregolarità interne all’authority, che risulta al passo con i tempi ma che nella relativa casella sul numero di volte in cui è stato usato, segna un più che eloquente zero. Segno questo che sembra denotare l’assenza di reati da denunciare piuttosto che, come può accadere in altri enti o ministeri, il mancato coraggio da parte dei dipendenti.
Eppure questo report del 2018 potrebbe essere l’ultimo firmato dal presidente Cantone. Nonostante la scadenza naturale del suo mandato sia prevista per il mese di aprile 2020, l’uomo starebbe cercando di accorciare i tempi. A marzo, infatti, dopo cinque anni che si trova alla guida dell’Anac Cantone ha spiazzato tutti. Proprio ieri, infatti, è giunta notizia che l’attuale presidente dell’Anticorruzione ha presentato domanda al Csm per diventare procuratore a Perugia, a Torre Annunziata e a Frosinone.
Notizia poi smentita, dallo stesso interessato. “In merito ad alcune ricostruzioni di stampa – afferma Cantone in una nota -, alcune delle quali mi attribuiscono concetti fuorvianti e parole che non ho mai pronunciato, tengo a precisare di aver presentato domanda al Csm per incarichi direttivi presso le Procure della Repubblica di Perugia, Torre Annunziata e Frosinone la settimana scorsa, dopo una lunga valutazione di carattere squisitamente personale”.
“Sapendo che i tempi del Consiglio superiore della magistratura non sarebbero stati brevi – aggiunge il presidente dell’Anac -, era mia intenzione informare quanto prima gli esponenti dell’esecutivo con cui più intensa è stata la collaborazione istituzionale in questi mesi. Ieri sera, appena la notizia è divenuta di dominio pubblico, ho chiesto immediatamente appuntamento al Presidente del Consiglio e ai Ministri dell’Interno e della Giustizia, ai quali esporrò nei prossimi giorni le mie motivazioni. Resta inteso, ovviamente, che non ho alcuna intenzione di dimettermi da Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, come riportato da alcuni organi di stampa, tanto più che l’esito della deliberazione del Csm non è affatto scontato”.