“Il partito di Letta sta tradendo sia gli ideali di sinistra, intendo quella solidale e socialmente impegnata, che quelli dell’europeismo che a parole dicono di sostenere” visto che “stando al documento fondativo di Spinelli, l’Unione europea si poggia su due pilastri: l’anti militarismo e l’anti nazionalismo. Esattamente l’opposto di quanto fin qui fatto dal Pd”. Questo il giudizio netto del professore Marco De Angelis, docente di filosofia all’università di Lüneburg, sulla trasformazione in atto nel Pd.
Durante la direzione nazionale del Pd, Enrico Letta ha messo la pietra tombale sull’alleanza progressista con il Movimento 5 Stelle. Come giudica la scelta del segretario dem di rompere con gli alleati con cui alle ultime amministrative è stato possibile ribaltare i sondaggi e sbaragliare la corazzata di Centrodestra?
“Guardi occorrono confini chiari tra le varie forze politiche. Com’è chiaro da tempo il Partito democratico si è schierato su posizioni di Centro, se non proprio di Centrodestra, appoggiando in toto la politica degli Stati Uniti. A mio avviso non è più pensabile collocarlo a sinistra e per questo ritengo che sia fondamentale che si venga a creare una nuova forza che sappia parlare a quell’elettorato dimenticato. In tal senso il Movimento 5 Stelle di Conte potrebbe fare da polo attrattore in cui far confluire unione popolare che sta nascendo a partire dai piccoli partiti di sinistra e a illustri intellettuali, come Canfora a Cacciari, e anche giornalisti come Santoro. Parliamo di persone che hanno un seguito importante e posizioni chiare, pacifiste ed europeiste. Proprio quelle che il Pd si è rimangiato più volte, non ultima in quest’ultima direzione nazionale”.
Contestualmente Letta ha strizzato l’occhio a Forza Italia dicendo che “è un partito con cui abbiamo collaborato al Governo e abbiamo lavorato bene”. La sorprende quest’affermazione?
“Non lo metto in dubbio che abbiano lavorato bene perché il Partito democratico e Forza Italia hanno seguito una direzione dettata da Mario Draghi e quindi da Joe Biden. Una rotta che, cosa che il Pd non sembra capire, non ha fatto il bene dell’Italia e degli italiani perché ha guardato solo agli interessi degli Stati Uniti. Pensi alla guerra in Ucraina dov’è evidente che gli Usa stanno traendo grande beneficio dal portare avanti una politica bellicista perché mirano a dominare il mondo e seguendo i principi del capitalismo, eliminando i competitors che sono oggi la Russia e domani la Cina. Ma non ci possiamo permettere un mondo dilaniato, cosa che il Partito democratico non riesce a capire, perché incombe su di noi una catastrofe ambientale che richiederebbe un’unificazione delle potenze e non una guerra tra di esse. Letta che ha spinto sull’invio delle armi, proprio come Berlusconi, sta contribuendo a creare un mondo invivibile da regalare ai nostri figli. Se vogliamo questo allora il Pd sta lavorando bene, altrimenti bisogna invertire la marcia e fare l’esatto opposto di quanto propone Letta”.
L’unica certezza è che il segretario dem sta accarezzando l’idea di costituire un fronte largo che potenzialmente va da Calenda a Di Maio, passando per Toti e Renzi. Come può una forza che si definisce di Centrosinistra lavorare con partiti che puntano sull’ultra liberalismo, sul ritorno al nucleare e sull’abbattimento del Reddito di cittadinanza?
“Si tratta di una mossa strategica dettata dalla paura di perdere le elezioni. Letta e il Pd non stanno trovando il coraggio di voltare pagina, rimboccarsi le maniche e guardare al futuro. Francamente non so se sarà possibile far convivere sensibilità tanto diverse ma deve considerare che pur di stare al potere, anche forze molto diverse possono trovare un’intesa. Il prezzo da pagare è una lunga serie di tradimenti ai danni dei propri ideali e del proprio elettorato. Più in generale il problema di fondo, come emerge con forza da quest’ultimo consiglio nazionale, è però tutto nel Pd. Il partito di Letta sta tradendo non soltanto gli ideali di sinistra, non parlo di quelli del marxismo e del leninismo ma della sinistra solidale e socialmente impegnata, ma anche gli ideali dell’europeismo che a parole dicono di sostenere. Ma è un falso perché l’europeismo, stando al documento fondativo di Spinelli, è poggiato su due pilastri: l’anti militarismo e l’anti nazionalismo. Proprio quelli che il Pd e l’Europa stessa stanno ignorando e tradendo e di cui qualcuno deve farsi portavoce”.
Dopo la dolorosa scissione di Luigi Di Maio, il Movimento sta riscoprendo i propri valori fondanti tanto che si vocifera di ritorni importanti da parte di ex M5S, uno su tutti Alessandro Di Battista. Qual è, secondo lei, lo stato di salute dei pentastellati?
“Difficile da dire. Sulla base delle informazioni che ho, è evidente il ritorno alle origini. Si tratta di qualcosa di molto positivo ma che, a parer mio, deve essere anche depurato da alcuni errori di gioventù, sia teorici che pratici, come il limite ai due mandati e alleanze sprovvedute come quella con la Lega. A mio parere questa missione è perfettamente nelle corde di Conte”.
Con il Pd ormai spostato al Centro, per M5S si apre un nuovo spazio di manovra. Crede che Giuseppe Conte riuscirà a dialogare con quella fetta di elettorato di sinistra rimasta orfana, puntando su Ambientalismo, Welfare e Giustizia sociale?
“Conte quand’è stato presidente del Consiglio ha lavorato bene, salvando il Paese davanti alla pandemia e rilanciandone l’economia. Ma questo non lo dico io, glielo riconosce anche Angela Merkel che come saprà non è una persona tenera. La realtà è che è stato fatto fuori dai poteri forti che forse già annusavano fibrillazioni geopolitiche e avevano bisogno di una persona, come Draghi, che seguisse gli ordini degli Stati Uniti. Qualcosa che Conte non avrebbe fatto. Detto questo ritengo che quel documento su nove punti sia un’ottima base di partenza e aggiungerei soltanto maggior enfasi all’europeismo, quello vero, che mira a rendere indipendente l’Unione europea per trasformarla in una potenza pacifista e capace di far dialogare occidente e oriente”.