La vicenda ha dell’inquietante. Soprattutto per due ordini di motivi: non si sapeva nulla di quest’attracco e, dall’altra, anche quando è scoppiata la notizia, il silenzio imbarazzante delle istituzioni è stato assordante. Fatto sta che, come denunciato dalla Rete italiana per il disarmo, ieri mattina attorno alle 7.30 sono stati scortati nel Porto Canale di Cagliari circa 40 container che sono stati poi caricati sul cargo saudita Bahri Tabuk. “Il trasporto – racconta la rete pacifista, che da anni si batte contro la vendita di armi e bombe ai sauditi – è stato fatto con uso di aziende private di sicurezza e agendo con percorsi e procedure al di fuori delle normali regole e del porto (di fatto by-passando il controllo dei lavoratori portuali). Sui container non erano presenti evidenti segni di riconoscimento di materiale esplosivo, ma viste le tempistiche delle operazioni di carico e lo spiegamento di strutture di sicurezza è alto il sospetto che si sia trattato di un carico di nuovi ordigni diretti in Arabia”.
Già, le tempistiche. Decisamente particolari: la nave Bahri Tabuk è giunta nel porto di Cagliari attorno alle 06.40 (con un attracco, peraltro, inizialmente non dichiarato alla partenza da Marsiglia il 29 maggio sera); alle 7.30 circa sono poi giunti i 4 container da 30 tonnellate su camion con seguito di scorta privata. Container che sono poi stati caricati sulla Bahri Tabuk circa alle 8.30. Ma era solo la prima parte di oltre 40 container movimentati in tutta la giornata. Una dozzina dei quali – secondo la onlus – arrivano dalla fabbrica Rwm Italia (sede operativa a Domusnovas) dove sono partite, a partire dal 2015, oltre 5mila bombe che Ryad usa nella guerra in Yemen. Una guerra che – è bene ricordarlo – non è riconosciuta dalle organizzazioni internazionali.
TUTTO TACE. Nel corso della giornata sono emersi anche altri dettagli che hanno diradato ogni dubbio: “Secondo alcune fonti i container che verranno caricati sulla nave Bahri Tabuk sarebbero in totale 44, che potrebbero corrispondere a circa 8mila bombe. Sarebbe una delle più grandi spedizioni di ordigni mai effettuata dalla Sardegna”, commentano ancora dalla Rete per il disarmo. A confermare l’immane spedizione anche l’ex deputato Mauro Pili, che parla di oltre 6mila bombe. Numeri che tolgono il fiato. Specie considerando la polemica che era scoppiata qualche giorno fa dopo che un cargo della stessa compagnia saudita era sbarcato al porto di Genova.
Il dubbio, fondato visti i precedenti, è che si sia voluto agire in silenzio e sottotraccia per non essere disturbati. Fatto sta che nessuno, dal Governo o dalle autorità locali sarde, ha rilasciato dichiarazioni. Eppure qualcuno dovrebbe rispondere, considerando che solo negli ultimi giorni casi simili sono accaduti non solo a Genova ma anche a Monfalcone. Un dettaglio che potrebbe aiutare a leggere il silenzio istituzionale: nel 2018 sono state effettuate esportazioni di armamenti verso l’Arabia per un valore di 108.700.337 euro.