Chissà se dopo le elezioni del 4 marzo, in un ipotetico “Governo del presidente”, lo ritroveremo ancora a Palazzo Chigi. Certo è che Paolo Gentiloni ha lasciato una bell’eredità a chi prenderà il suo posto, visto il bilancio di previsione per il 2018 della presidenza del Consiglio. In totale, recita il documento, parliamo di spese (contando sia le correnti che quelle in conto capitale) che quest’anno raggiungeranno quota un miliardo 495 milioni 968mila euro. Dopo un anno di cura Gentiloni, insomma, si registra, rispetto alla previsione 2017 (quando le spese ammontavano a 1.377.750.680 euro), un aumento dei costi di oltre 118 milioni di euro. Ergo: nel giro di un anno gli esborsi di Palazzo Chigi saliranno dell’8,5% rispetto all’anno appena trascorso.
Stipendi su stipendi – A questo punto, però, andiamo a vedere nel dettaglio quali capitoli della presidenza costeranno di più alle casse pubbliche. A cominciare, ovviamente, da quelle, corpose, del segretariato generale. Se è vero infatti che nel complesso questo capitolo di spesa scenderà di 88 milioni rispetto al 2017 quando abbiamo dovuto affrontare l’organizzazione del G7 a Taormina, è anche vero che il trattamento economico dei collaboratori di sottosegretari e ministri senza portafoglio crescerà di 1,3 milioni toccando quota 6,1 milioni di euro per il 2018. Esattamente come crescerà il plafond per le retribuzioni del personale di ruolo: dagli 87,5 milioni del 2017 agli 89,3 di quest’anno. Spese cui, ovviamente, si aggiungono quelle relative ai contributi previdenziali. Ma non è tutto.
Già, perché a collezionarsi un bel regalino è stato anche lo stesso segretario generale. Dall’elenco delle spese, infatti, emerge che il “trattamento economico del segretario generale e degli eventuali vicesegretari generali” raddoppia: da 105mila euro dell’anno appena trascorso ai 230 del 2018. Senza dimenticare la fatidica Agenda Digitale diretta da mr. Amazon, Diego Piacentini: 3,3 milioni per il funzionamento della struttura di missione; 523mila per le retribuzioni del personale in servizio presso il commissario Piacentini; ulteriori 6,8 milioni (per un totale di 14,1) per “progetti ed iniziative per l’attuazione dell’Agenda digitale”. Speriamo perlomeno che, visto il budget, si raggiungano risultati soddisfacenti. Una delle spese più abbondanti, però, tocca il dipartimento dell’Editoria, con la “assegnazione delle risorse” a Poste Italiane per un totale di 59 milioni per gli “oneri sostenuti per le agevolazioni tariffarie concesse con i prodotti editoriali”. In pratica, l’anticipo garantito da Poste quest’anno deve essere sanato.
Tende e benessere – Ma le curiosità non finiscono qui. Accanto alla legittima crescita del budget della Protezione civile (15 milioni circa) o quello del Servizio civile (per 64 milioni), infatti, altre amenità spuntano qui e lì. Come il capitolo di spesa per il “benessere organizzativo”, che quest’anno ci costerà 239mila euro, mentre per i buoni pasto arriveremo a spendere 3,7 milioni di euro. Ovviamente non poteva mancare dal novero degli esborsi la manutenzione degli immobili, per cui se ne andranno oltre 5 milioni; le spese di pulizia e “lavaggio tende e tappeti” ci costeranno invece 3,9 milioni, in leggero aumento rispetto all’anno scorso. Curioso il capitolo per il “servizio piante interno” (120mila euro) che si affianca al più generale “facchinaggio” (oltre un milione di euro). Spazio, ancora, al capitolo statistiche (oltre 100mila euro) con cui la presidenza monitorerà il gradimento dell’opinione pubblica. E poi, infine, i vari capitoli che ci portiamo avanti ormai da illo tempore. Uno su tutti: le “spese per il funzionamrnto del commissario straordinario per il coordinamento di tutti gli approfondimenti […] relativi all’asse ferroviario Torino-Lione” saranno anche nel 2018 superiori ai 100mila euro. Poteva andare peggio? Forse no. Lo sarà senz’altro nei prossimi anni. Andando infatti a vedere il bilancio triennale ecco che scopriamo che il lascito di Gentiloni è ancora più gravoso: nel 2020, infatti, le spese previste per Palazzo Chigi saranno pari a 1.573.581.892 euro. In aumento di ulteriori 77 milioni sul 2018. Quasi 200 rispetto al 2017. Non proprio dettagli, insomma.
Le Opportunità non sono Pari – Ma le sorprese non finiscono qui. Accanto alla legittima crescita del budget della Protezione civile (15 milioni circa) o quello del Servizio civile (per 64 milioni), infatti, altre amenità spuntano qui e lì. Per il prossimo anno il budget per il dipartimento Pari Opportunità è molto più abbondante rispetto al 2017: 38 milioni in più, per un totale di 129 milioni di euro. Peccato, però, che in realtà la differenza sia tutta imputabile a un capitolo nuovo inserito in dipartimento, quello relativo alla “riqualificazione sociale delle aree urbane degradate” che poco sembrerebbe azzeccarci con le Pari opportunità. E invece per quanto riguarda la politiche di genere? È qui che spuntano interessanti sorprese. Se è infatti vero che il fondo per il Piano antiviolenza viene finanziato con 35 milioni (13,7 in più rispetto all’anno scorso), è anche vero che altri capitoli di spesa vengono drasticamente tagliati. Per dire: le “spese per gli interventi relative ai diritti e alle pari opportunità” vengono tagliate di più di 10 milioni, scendendo dai 17 dell’anno scorso ai 7 e rotti di quest’anno; stessa sorte anche per il fondo destinato a “programmi di assistenza e di integrazione sociale in favore delle vittime di violenza”, tagliato di altri 8 milioni e sceso da 29 a 21 milioni.
Tw: @CarmineGazzanni