dalla Redazione
E’ stata una denuncia, presentata da un dipendente di un’impresa edile, la Simaco srl, su presunte pressioni per l’assunzione di lavoratori presso un cantiere dell’impresa che si stava occupando di un appalto per l’urbanizzazione della zona artigianale di Calatafimi (Trapani) a dare il via all’inchiesta della Procura che all’alba ha portato all’arresto di tre persone, tra cui il sindaco di Calatafimi, Nicolo’ Ferrante. Dopo la denuncia, “e gli immediati riscontri acquisiti d’iniziativa dalla Polizia Giudiziaria”, spiegano gli investigatori, “è stata avviata ed eseguita una capillare attività di intercettazione delle conversazione delle persone coinvolte che veniva estesa coinvolgendo una pluralità di pubblici amministratori, dipendenti comunali ed imprenditori interessati da vari appalti aggiudicati dal Comune di Calatafimi Segesta”.
In particolare l’attenzione si è puntata sulla vendita, mediante asta pubblica, indetta dal Comune di Calatafimi Segesta di alcuni autocompattatori utilizzati per la raccolta di rifiuti nel territorio comunale ed in dismissione. Le indagini hanno consentito “di acquisire gravi indizi di reità” in capo al sindaco Ferrara. In particolare, per avere, in qualità di sindaco del Comune di Calatafimi Segesta, ricevuto dall’imprenditore Francesco Fontana di Calatafimi, titolare della omonima impresa individuale, 3000 euro, per compiere atti contrari al proprio ufficio al fine di assicurare a Fintaba l’aggiudicazione della gara ad asta pubblica di vendita di un
veicolo industriale (compattatore) di proprietà dello stesso ente. Il sindaco, oltre che di corruzione e’ accusato anche di falsità ideologica: per aver falsamente attestato in un provvedimento a sua firma, con cui invitava il responsabile del Settore Finanziario a sospendere l’asta pubblica, che la Amministrazione Comunale stava valutando la possibilità di ripristino dei mezzi oggetto del pubblico incanto. “Questo falso provvedimento si era reso necessario al fine di prendere tempo per potere reperire una soluzione onde garantire a Fontana – dicono gli inquirenti – l’esito favorevole della pubblica gara in parola, a fronte di una imprevista partecipazione alla stessa di altra impresa”.