Salgono a quattro i neonati morti agli Spedali Civili di Brescia. L’ultima vittima è un bimbo nato prematuro, ricoverato sabato mattina e deceduto poche ore più tardi. Altri tre bimbi sono morti il 30 dicembre scorso il 4 e il 5 gennaio. Mentre sono attesi i primi risultati delle autopsie, il ministero della Salute ha inviato all’ospedale di Brescia gli esperti del Nas dei Carabinieri, che hanno acquisito le cartelle cliniche riguardanti i primi tre bimbi morti, Marco, Cristian e Nicole. Parallelamente la Procura ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, in cui si ipotizza l’omicidio colposo.
A causare i decessi potrebbe essere stata un’infezione legata alla diffusione negli ambiente del reparto di neonatologia di un batterio killer. Il quarto decesso è avvenuto a poca distanza da quello dei due neonati morti venerdì e sabato scorsi, dopo essere stati in stanza con Marco, il primi bimbo deceduto il 30 dicembre. Proprio la madre del piccolo, che si era aggravato improvvisamente il 29 dicembre, aveva sollevato il caso. Nello stesso reparto, nelle ultime due settimane, sono transitati una decine di neonati.
Secondo la Società italiana di neonatologia (Sin) l’ultimo neonato deceduto agli Spedali Civili di Brescia “aveva una malformazione congenita alla trachea incompatibile con la vita”. “Queste cose – riferiscono dalla Sin – vanno dette altrimenti adesso, anche con questo caso, si ripropongono ipotesi azzardate del ‘chissà cosa c’è dietro’ e del ‘batterio strano’ non isolato e inizia un pandemonio che va evitato”.
Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha inviato a Brescia i Nas e ha avviato l’ispezione ministeriale agli Spedali Civili. “E’ necessario fare chiarezza – ha detto il ministro – per capire se ci sia correlazione tra i diversi casi”. I vertici degli Spedali civili di Brescia, in una nota diffusa ieri in merito ai primi tre decessi, hanno riferito che “non sussiste alcuna relazione tra i tre eventi”.
“Si tratta di decessi subentrati a breve distanza l’uno dall’altro – hanno aggiunto dall’ospedale -, nell’arco di una settimana, ma i quadri clinici rimandano a condizioni di malattia differenti e non appaiono correlati”. L’ospedale bresciano esclude, inoltre, che “le circostanze siano da ricondurre ad un focolaio infettivo epidemico”.