Adesso o mai più. Domani infatti al Senato sarà il giorno dei famigerati vitalizi, al centro del Consiglio di presidenza convocato la settimana scorsa dal presidente Pietro Grasso. Se le speranze di veder sbarcare in Aula il disegno di legge Richetti sono prossime allo zero, complice pure la legislatura agli sgoccioli (ma deciderà la conferenza dei capigruppo in programma oggi pomeriggio, chiariscono fonti di Palazzo Madama), molto più probabile a questo punto è la strada che porta a una delibera che ricalcherà in tutto o in parte quella approvata il 22 marzo scorso dalla Camera ed entrata in vigore il 1° maggio. Che prevede, in sostanza, l’applicazione di un contributo di solidarietà triennale sugli assegni da 70mila euro lordi in su incassati dagli ex inquilini di Montecitorio e sulla quale – proprio come raccontato il 28 ottobre da La Notizia – una ventina di ex deputati ha già presentato ricorso al Consiglio di giurisdizione, l’organismo che ha il compito di dirimere le controversie fra ex deputati e l’amministrazione della Camera. Sul tavolo ci sono una decina di proposte, a cominciare da quella del Partito democratico della quale è prima firmataria la senatrice Angelica Saggese, segretario del Consiglio di presidenza del Senato.
Tutto per tutto – “Il mio tentativo e più in generale quello di tutto il gruppo del Pd a Palazzo Madama è di uniformarsi al lavoro fatto da Montecitorio. Certo – ammette la parlamentare dem contattata da La Notizia –, bisognerà vedere se ci sarà condivisione anche da parte dei rappresentanti degli altri gruppi, ma mi auguro che si riesca a giungere a un compromesso”. Quanto alla mancata calendarizzazione del ddl Richetti, “è stato un errore”, dice Saggese senza mezzi termini. “Il Pd avrebbe dovuto tenere una posizione unitaria, ma purtroppo così non è stato…”. Trovare la quadra in Consiglio di presidenza però non sarà cosa facile. Il M5S (rappresentato da Laura Bottici) sembra orientato a votare contro, anche se aspetta di vedere le carte per poi valutare il da farsi. Certo è che nove mesi fa, alla Camera, i pentastellati espressero parere contrario proprio sulla delibera Sereni. “Sarà la solita presa in giro – profetizza l’ex capogruppo Vito Crimi –, fatta giusto per tappare il buco della mancata approvazione della ‘Richetti’”.
Il piatto piange – Anche Forza Italia sta alla finestra. “Stiamo aspettando i pareri che il Consiglio di presidenza ha richiesto a illustri giuristi per capire qual è la strada da seguire in termini di costituzionalità e solo allora prenderemo una decisione”, spiega Lucio Malan, uno dei tre questori (insieme a Bottici e al centrista Antonio De Poli) del Senato. “È chiaro che non voteremmo mai un provvedimento incostituzionale, che porterebbe a restituire con gli interessi le decurtazioni”. Gli altri dubbi sul tavolo sono legati agli effettivi risparmi che scaturiranno dall’operazione. A Montecitorio infatti la delibera farà dimagrire la spesa per pagare i vitalizi degli ex deputati dell’1,7 per cento (circa 2,5 milioni all’anno a fronte di uscite per 135). Per le pensioni dei suoi ex inquilini Palazzo Madama spende invece 82,8 milioni (dato 2016). Di darci un taglio, finora, nemmeno a parlarne.
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