Quando si dice che la pezza è peggio del buco! L’intervista rilasciata dall’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri al Sole 24Ore per smentire che la società pubblica stava finanziando una passerella di economisti “abbonati” a contestare il Governo, non solo non ha spiegato quanti soldi sono stati spesi per sponsorizzare il Festival dell’economia andato in scena nei giorni scorsi a Roma, ma ha spinto ben 21 senatori Cinque Stelle a chiederne conto al Ministero dell’Economia con un’interrogazione parlamentare, e sollecitare contestualmente la chiusura di questa costosa agenzia pubblica, guidata solo dal 2007 sempre dallo stesso manager.
La vicenda era stata sollevata da La Notizia, con un articolo del direttore Gaetano Pedullà. Oltre a evidenziare la mancanza di trasparenza sulle risorse pubbliche utilizzate per un evento zeppo di economisti e giornalisti vicini al Pd o comunque con posizioni a senso unico contro il Governo (Carlo Cottarelli, Innocenzo Cipolletta, Lucrezia Reichlin, Giuliano Da Empoli, ecc.) si confrontavano gli inviti istituzionali dell’edizione dell’anno scorso – dal premier Gentiloni ai ministri Padoan e Calenda – con quelli di quest’anno, dove l’unica rappresentante dell’Esecutivo a salire sul palco è stata la ministra Barbara Lezzi.
Al Festival, denominato non poco ermeticamente “Economia come – l’impresa di crescere” è stato dato un contributo anche dalla Camera di commercio di Roma, guidata da Lorenzo Tagliavanti, notoriamente vicino al governatore del Lazio, il Pd Nicola Zingaretti, in odore di diventare prossimo segretario dem. A quanto era stato possibile ricostruire, l’anno scorso il contributo fu di circa 200mila euro ciascuno tra Invitalia ed Ente camerale. Sugli impegni di quest’anno invece non è stato possibile sapere nulla.
LE SOLITE “MANINE” – La stranezza di un braccio operativo del Governo, com’è Invitalia, che finanzia così generosamente una passerella di personaggi che smontano sistematicamente le politiche economiche dello stesso Esecutivo, ad eccezione di questo giornale non ha attirato l’attenzione di nessuno, forse anche perché dietro l’organizzazione c’è l’Auditorium Parco della Musica di Roma, al cui interno figurano Aurelio Regina (nominato dall’allora sindaco Pd Ignazio Marino), Gianni Letta e Azzurra Caltagirone, figlia dell’editore del Messaggero. La realizzazione, inoltre, è stata affidata alla società Laterza Agorà, vicina a la Repubblica, mentre la comunicazione è andata ai lobbisti di Comin&Partner, di cui è nota in passato la consulenza strategica per l’immagine di Maria Elena Boschi.
UN’AGENZIA GENEROSA – Secondo i senatori M5S che hanno presentato l’interrogazione (tra le firme Lannutti, il neo presidente dell’Antimafia Morra, Di Nicola, Paragone, Pesco, ecc) Invitalia è una struttura elefantiaca, con 1.517 dipendenti (tra interni ed esterni) e un costo di 127 milioni l’anno. Nelle sue attività si sovrappone ad altre società pubbliche, come l’Ice, mentre il compito di valutare e armonizzare tutti i programmi d’investimento dello Stato sarà affidato dall’anno prossimo a Investitalia, una nuova unità in capo a Palazzo Chigi, come previsto dalla Manovra 2019.
Anche per questo motivo, si chiede dunque di mettere fine a quello che nell’interrogazione parlamentare viene definito “uno degli ultimi carrozzoni della vecchia Repubblica da smantellare”. Conclusioni a cui si arriva facendo anche riferimento a una delle rare inchieste su Invitalia, guarda caso in solitudine sempre de La Notizia (si veda l’edizione del 6 giugno 2013) in cui si svelano la bellezza di 112 incarichi esterni elargiti in quegli anni, spendendo circa tre milioni di euro. Spese – qualcuno direbbe regalie – che Invitalia sembra non aver smesso di fare.