Difesa europea, autonomia industriale, condivisione dei vaccini, lotta alla violenza sulle donne: sono i punti focali del discorso annuale sullo Stato dell’Unione pronunciato ieri dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen al Parlamento di Strasburgo (qui il video). Fra i banchi ad ascoltarla, una special guest: l’atleta italiana, fresca del secondo oro nel fioretto individuale alle Paralimpiadi di Tokyo, Bebe Vio, invitata personalmente dalla presidente e definita nel suo intervento “una leader, immagine della sua generazione da cui trarre ispirazione”.
“Mi sono innamorata di lei quest’estate – ha affermato, visibilmente emozionata, la Von der Leyen – ad aprile rischiava di morire, poi è riuscita a vincere una medaglia olimpica: la sua storia è un contrasto delle avversità. Se sembra impossibile, allora può essere fatto”. Una celebrazione di tenacia e coraggio che per la numero uno di palazzo Berlaymont rappresenta l’anima e i valori dell’Unione europea che nella lotta alla pandemia si è rivelata unita e compatta, affrontando una sfida difficilissima: “Abbiamo agito insieme con i 27 Stati membri e il Parlamento come un’Europa unica e di questo possiamo essere fieri”, ha rivendicato in riferimento all’acquisto comune di vaccini – la presidente ha anche ricordato che otre il 70% degli adulti nell’Ue sono pienamente vaccinati -, al Next Generation Eu contro la crisi economica e al Green deal per agevolare il passaggio ad un’economia più sostenibile. Ora però l’Ue deve fare uno sforzo in più: gettare le basi per un processo decisionale collettivo in materia di Difesa e di Intelligence.
ZERO COORDINAMENTO. L’esigenza di un coordinamento degli Stati membri sul piano militare è uno di quei temi che ciclicamente si affacciano nell’agenda politica e anche la Von der Leyen ieri – anche a seguito del tragico epilogo in Afghanistan che ha fatto avvertire in maniera evidente la mancanza di una strategia comune di difesa europea – ha voluto dedicare alla questione una parte consistente del suo discorso sullo stato dell’Unione. “Non ci sono sicurezza e difesa se la risposta è meno cooperazione”, è la premessa della presidente, che prima di ricoprire l’attuale ruolo è stata ministra della Difesa in Germania, “Ci sono questioni terribilmente scomode che gli alleati dovranno affrontare all’interno della Nato. Per questo stiamo lavorando con il segretario generale Jens Stoltenberg su una nuova dichiarazione congiunta Ue-Nato, da presentare prima di fine anno”.
Perché, questo è il ragionamento, “l’Europa può e dovrebbe essere in grado di fare di più da sola, l’Ue è un fornitore unico di sicurezza: ci saranno missioni in cui l’Onu o la Nato non ci sono, ma in cui c’è l’Ue”. La maggiore cooperazione dovrebbe realizzarsi non solo sul piano militare ma anche su quello dell’Intelligence attraverso l’utilizzo del Joint Situational Awareness Centre (Centro comune di conoscenza situazionale, ndr) “per fondere le differenti informazioni provenienti da tutti i servizi e da tutte le fonti: dall’open source alle agenzie di sviluppo. Dal loro lavoro scaturisce un patrimonio dalla portata unica: esiste già, ma “possiamo usarlo per prendere decisioni informate solo se disponiamo di un quadro completo della situazione – spiega – . Al momento non è così: le informazioni sono frammentarie”.
Gli Stati membri, è l’ammonimento della numero uno della Commissione, devono fare di più: per questo, sotto la presidenza francese dell’Ue, nella prima metà del 2022, insieme al presidente Emmanuel Macron convocherà un summit sulla difesa europea. “Quello che ci ha frenati finora non è la carenza di capacità, ma la mancanza di volontà politica: se la sviluppiamo ci sono molte cose che possiamo fare a livello Ue”. Occorre poi “migliorare l’interoperabilità” e “per questo stiamo già investendo in piattaforme comuni europee, dai jet da combattimento ai droni, all’informatica”, ha aggiunto Von der Leyen. In ogni caso al momento si tratta di poco più di un pour parler, non c’è nessun piano operativo e non è chiaro se un eventuale esercito Ue sarebbe solo volontario o si tratterebbe di un vero e proprio “corpo”.