I costi di gestione di un inceneritore, dal 2026, aumenteranno. La Commissione Ambiente del Parlamento europeo ha votato un provvedimento che include gli inceneritori nel cosiddetto sistema Ets (Emissions Trading System) regolato dalla direttiva sullo scambio di quote di emissione. Chi userà termovalorizzatori e inceneritori, dunque, dovrà acquistare sul mercato le quote di Co2 corrispondenti alle emissioni dell’impianto.
I costi di gestione di un inceneritore, dal 2026, aumenteranno
Una scelta che mira, ovviamente, a disincentivare l’uso di questi impianti inquinanti che non aiutano di certo a raggiungere l’obiettivo del ‘Fit for 55’, il pacchetto clima che intende ridurre le emissioni del 55% entro il 2030. Per i romani, quindi, oltre il danno ci sarà pure la beffa. Sì, perché l’inceneritore che Roberto Gualtieri vuole realizzare nella Capitale a tutti costi, senza se e senza ma – e che secondo lui inquinerà meno di una strada – sarà di proprietà del Comune e quindi, a pagarne il prezzo, saranno proprio i cittadini ai quali aveva invece promesso una riduzione della Tari del 20%.
E se da una parte la pentastellata Roberta Lombardi, che in Regione è assessora alla transizione ecologica, apre al dialogo cercando di trovare una soluzione che vada bene a tutti, M5S e dem, dall’altra c’è Giuseppe Conte che invece è pronto a dare battaglia nel momento in cui si dovrà votare il dl Aiuti che, come si sa, contiene la norma che affida a Gualtieri poteri straordinari per la realizzazione di un termovalorizzatore e che gli consentirebbe di aggirare così il Piano rifiuti regionale. Proprio per ieri sera era prevista una riunione tra il leader M5S e l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, con i consiglieri del Movimento 5 Stelle comunali e i parlamentari eletti a Roma.
Con il Pd il clima è ovviamente teso. Uno spiraglio, però, sembra aprirsi da parte delle eurodeputate dem, Simona Bonafè e Alessandra Moretti, che in Commissione ambiente hanno votato a favore del provvedimento, sposando la linea dei pentastellati sull’economia circolare. Secondo i deputati M5S, infatti, un mega inceneritore nella Capitale “porterebbe con sé un carico di emissioni almeno doppio rispetto al mix energetico attuale, per non parlare della necessità di ricorrere a discariche di servizio per smaltire le ceneri che produce, almeno il 30% in peso del totale dei rifiuti bruciati”.
E continuano: “anche alla luce della riforma Ets, l’alternativa è chiara e indubitabilmente più efficace ed efficiente: il recupero di materia attraverso il riciclo dei rifiuti, per il quale serve molta meno energia. Grazie agli impianti di riciclo, poi, si produce materia prima seconda da reimmettere nei processi produttivi, con importanti ricadute positive in termini occupazionali”.
Intervengono sulla questione anche il consigliere capitolino del Movimento 5 Stelle, Paolo Ferrara, e il civico Antonio De Santis che, insieme ai loro, hanno lanciato una raccolta firme per dire no all’inceneritore e che, sostengono, “l’inceneritore non è solo inopportuno e inquinante, ma anche sconveniente sotto il profilo economico”.
Secondo il consigliere Ferrara, infatti, “chi sceglierà la via del termovalorizzatore, tra cui Gualtieri, condannerà i cittadini che rappresenta – i romani, nel caso del sindaco dem – a subire più inquinamento e ad affrontare maggiori costi che, inevitabilmente, si ripercuoteranno sulle casse pubbliche. Inquinamento e costi che, di converso, si potrebbero completamente abbattere optando per un’economia di tipo circolare, per la transizione ecologica e per fonti di energia più pulite ed ecosostenibili”.