Il Consiglio d’Europa ha chiesto all’Italia lo stop a tutte le intese con la Guardia costiera libica finché non saranno garantiti i diritti umani dei migranti. E nel delicato dossier migranti che la vede coinvolta in un negoziato dall’esito ancora incerto con Tripoli, il nostro paese non può che muoversi su un duplice binario: da una parte la trattativa per modificare il Memorandum con la Libia e dall’altra il possibile, temporaneo, rinnovo di quello in vigore. Il tempo stringe: domani f, senza un intervento di uno dei governi che firmarono l’intesa il Memorandum sarà automaticamente rinnovato. Ma l’Italia non sembra intenzionata a lasciare lo schema dell’accordo intatto e in queste ore accelera su possibili modifiche. Anche perché il pressing interno e internazionale è altissimo e l’affondo della commissaria del Consiglio d’Europa Dunja Mijatovic arriva nelle ore più calde della trattativa tra Italia e Libia, in un momento in cui i rapporti tra Roma e Tripoli non sono al suo massimo livello.
Ieri il premier Giuseppe Conte ha convocato un vertice ad hoc con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e quello delle Infrastrutture Paola De Micheli, anche perché con la crisi in Libia gli sbarchi dei migranti stanno crescendo e c’è chi, nella maggioranza di governo, non esclude che il fenomeno sia legato ad una sorta di pressione che il governo di Unità nazionale libico vuole esercitare su Roma. L’Italia punta a chiedere alle autorità libiche garanzie accertabili sul trattamento dei migranti ospitati nei centri della Tripolitania. Trattamento che, secondo diverse organizzazioni internazionali, si macchia di gravi violazioni. “Ci sono numerose prove che queste violazioni continuano e la sicurezza nel Paese sta peggiorando a causa del conflitto armato”, spiega Mijatovic richiamando l’Italia ad esercitare, su Tripoli, un pressing affinché rifugiati e richiedenti asilo siano rilasciati dai centri di detenzione libici.
Il Memorandum “è una vergogna che non si può rinnovare”, è l’affondo di Medici Senza Frontiere, “L’Italia è ancora complice delle torture sui migranti”, incalza Amnesty International e la denuncia trova ascolto nell’ala più a sinistra della maggioranza: “L’ipocrisia rende il governo complice dei lager” afferma il Dem Matteo Orfini mentre, secondo +Europa, il rinnovo del Memorandum “è il prezzo del ricatto” libico. In realtà la trattativa con la Libia sembra procedere, seppur lentamente. E lunedì a Roma potrebbe arrivare Fathi Beshaga, ministro dell’Interno libico e uomo forte del governo di Tripoli. La partita non è facile anche perché il dossier migranti si intreccia con il record di arrivi in Italia registrato in gennaio e con una situazione libica di caos permanente con continue violazioni, seppur di lieve entità, della tregua siglata alla Conferenza di Berlino. Con un rischio, su tutti: che la Libia e lo scontro tra Fayez Serraj e Khalifa Haftar resti sostanzialmente nelle mani di Russia e Turchia.