L’Italia valuta la richiesta di un maxi risarcimento per danni alla Commissione europea. La vicenda gira attorno alla sentenza della Corte Ue che ha riconosciuto come la Commissione abbia penalizzato le nostre banche finite in difficoltà negli scorsi anni, impedendo di usare il Fondo interbancario di garanzia (Fidt), ritenuto ingiustamente un aiuto di Stato. Così si arrivò alla crisi di diversi istituti, pagata a caro prezzo anche dai risparmiatori. “Adesso esamineremo e faremo tutte le valutazioni”, ha detto ieri il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ribadendo la straordinarietà della sentenza che ha giudicato illegittimo lo stop di Bruxelles all’uso del fondo Fitd per salvare Tercas.
“Esamineremo la sentenza appena uscita”, ha detto il ministro, riconoscendo che questa chiarisce molti aspetti già sostenuti all’epoca. Intanto però la stessa commissaria che gestì il caso, Margrethe Vestager, inizia a prendere le distanze. “Quello che ha fatto scattare la risoluzione delle quattro banche, tra cui Etruria, è stata una decisione di Bankitalia”, ha detto ieri la responsabile Ue alla concorrenza, respingendo le inevitabili critiche scatenate dalla sentenza su Tercas. Secondo la Vestager non fu la decisione della Commissione di non autorizzare l’uso del fondo Ftid per Tercas a generare la “catena di eventi” che ha poi portato alla risoluzione delle quattro banche.
“Si tratta di un’altra catena di eventi”, ha aggiunto, scaricando adesso la responsabilità su Via Nazionale. Proprio da qui è arrivata però immediata una replica, seppure in modo informale. La posizione assunta dalla Commissione Ue alla fine del 2015, è stato fatto sapere da fonti di Palazzo Koch, ha reso impraticabile l’intervento preventivo di risanamento da parte del Fidt, come era avvenuto nella gestione delle crisi in passato, anche con riferimento alle quattro banche. In quell’occasione, rilevano le stesse fonti di Bankitalia citate dall’agenzia Ansa, la Commissione ha ribadito la posizione già assunta ad agosto 2015, con la quale aveva vietato di attivare il Fidt per Carife e Banca Marche.
Sbarrata la strada del Fitd, la risoluzione divenne una via obbligata essendo l’unica alternativa possibile quella della liquidazione atomistica la quale, oltre a non assicurare la continuità delle funzioni critiche, avrebbe implicato la disgregazione delle banche, l’interruzione dei rapporti con le imprese e le famiglie con conseguenti ripercussioni sul tessuto produttivo e sociale sull’occupazione. Sempre ieri anche il presidente della Banca Popolare di Bari, Marco Jacobini, ha annunciato che chiederà i danni alla Commissione Ue.