Un pianto greco. Anzi, europeo. Continuiamo a pagare decine di milioni di euro a causa delle pesanti sanzioni europee in cui, nel corso del tempo, ci siamo imbattuti. Ce n’è per tutti i gusti: dalle discariche all’emergenza rifiuti in Campania, agli aiuti di Stato per gli alberghi sardi passando per la depurazione delle acque reflue finendo ad altri aiuti questa volta specifici alle imprese di Venezia e Chioggia. Tutto questo, stando all’ultima relazione della Corte dei conti, ci ha portato ad incorrere in sanzioni per un totale di 412 milioni di euro.
E, accanto alle sanzioni che stiamo pagando, ci sono le procedure aperte che ci riguardano. In totale sono 68, alcune risalenti addirittura al 2003. L’Europa ci contesta di tutto. Per dire: una delle ultime infrazioni sarebbe relativa ai “Servizi di informazione per le piazzole di sosta di camion e veicoli commerciali”. Anche questo ci chiede l’Europa. Come ci chiede, ad esempio, di recepire la fondamentale direttiva relativa alla “pressione massima ammissibile dei generatori aerosol”. Già, anche su questo è aperta una procedura d’infrazione. Nel frattempo, però, dei 412 milioni delle sanzioni, non tutti sono stati versati, tanto che – cornuti e mazziati – siamo incorsi in un ulteriore richiamo da parte della Commissione europea. Prendiamo, ad esempio, la procedura relativa alle discariche in Campania: finora abbiamo versato 20 milioni a titolo di sanzione forfettaria e 22,2 milioni per la prima penalità semestrale. Dopodiché il buio.
Nell’aggiornamento si legge che “in data 11 agosto 2016 la Commissione ha chiesto il pagamento della seconda penalità, pari a 21,8 milioni di euro; in data 2 febbraio 2017 la Commissione stessa ha chiesto il pagamento della terza penalità semestale, pari a 22 milioni”. Finora, però, del pagamento nemmeno l’ombra. Una situazione praticamente identica alla procedura sulle discariche abusive: tra sanzione forfettaria e penalità abbiamo già versato, nel corso degli anni, oltre 141 milioni di euro. Peccato, però, che il 26 aprile 2017 “la Commissione europea ha intimato all’Italia di corrispondere all’Unione 21,4 milioni”. Altro ritardo, altro debito, dunque.
Esattamente come nel caso della procedura relativa al “mancato recupero degli aiuti concessi per interventi a favore dell’occupazione”. Finora abbiamo versato a riguardo 50 milioni. Peccato che da marzo 2015 manchi la terza penalità: 7,4 milioni di euro.