La guerra in Ucraina sta mostrando il suo volto più cinico: quello della stanchezza. Non quella dei soldati in trincea, ma quella ben più insidiosa dei salotti occidentali, dove i calcoli politici hanno iniziato a prevalere sugli impegni presi. I numeri dell’ultimo sondaggio Gallup sono impietosi quanto rivelatori: il 52% degli ucraini ora chiede una pace negoziata. Una resa mascherata da pragmatismo? No, il risultato di un doppio tradimento. Il primo tradimento è evidente: viene da una Russia che ha violato ogni principio del diritto internazionale, invadendo un paese sovrano con la scusa della “denazificazione”. Un’invasione che ha trasformato città in macerie e vite in statistiche. Ma il secondo tradimento, più sottile e forse più doloroso, viene da quell’Occidente che aveva promesso vittoria totale, protezione, integrazione, un futuro europeo.
Guardate i numeri: nel 2022, il 73% degli ucraini era pronto a combattere fino alla vittoria. Una determinazione granitica, alimentata dalle promesse di sostegno “incondizionato” dell’Occidente. Oggi quel numero si è dimezzato. Non è solo la stanchezza della guerra: è la delusione di chi ha creduto nelle parole altisonanti pronunciate nei palazzi di Bruxelles e Washington. La verità è che qualcuno ha venduto agli ucraini un sogno che non erano pronti a difendere fino in fondo. Ora il 52% di coloro che vogliono negoziare è disposto anche a cedere territorio per la pace. Un prezzo altissimo per chi aveva creduto nelle promesse di sostegno “incondizionato” sventolato da certi politici ora in ritirata. Zelensky dice che la fine della guerra è più vicina di quanto pensiamo. Ha ragione, ma non nel modo in cui sperava. Chissà se qualcuno ci spiegherà che anche gli ucraini sono solo “pacifinti”.