L’Ucraina potrebbe diventare “il Vietnam di Putin, che è quello che la Nato si augurava finanziando la resistenza di Kiev”. Ma determinante potrà essere il ruolo della Cina, ma “è ingenuo credere che Pechino voglia dare una mano a Mosca”. Questa è l’analisi del politologo Alessio Postiglione, esperto di politica internazionale e professore alla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale.
E allora qual è l’obiettivo della Cina?
Cercherà di trarre il maggiore beneficio da questo conflitto. Essere riconosciuta anche come potenza mediatrice, come l’ultimo incontro di Roma fra Pechino e Sullivan dimostra. Già oggi, ci troviamo di fronte a un petrolyuan, grazie all’accordo fra Pechino e Arabia Saudita, e la divisa cinese può giocarsi una partita come divisa di riserva, riempiendo il vuoto lasciato dall’euro, visto che Gazprom si faceva pagare con la moneta europea. La Cina, inoltre, può agevolmente consumare il gas che i russi vendevano all’Europa. Certo, Mosca è spinta da questa nuova cortina di ferro fra le braccia di Pechino. Ma come junior partner.
Lo scontro, però, si acuisce sempre di più. Perché e quali sono le dinamiche?
Lo scontro si sta acuendo nella misura in cui l’Ucraina potrebbe trasformarsi nel Vietnam di Putin, che è poi quello che la Nato si augurava finanziando la resistenza ucraina. Secondo l’Institute for the Study of War, non ci sarebbero forze sufficienti per iniziare l’assedio di Kiev, che è in stand-by da molti giorni. Mosca sta spostando le sue truppe dall’Armenia e dalla Sud Ossezia, l’enclave russofona che è stata il casus belli della guerra in Georgia del 2008, per rafforzare il fronte ucraino. Ovviamente, a costo di scoprirsi in Caucaso. Le forze ucraine hanno affermato di aver ucciso il 15 marzo il comandante della 150a divisione, Miyaev, vicino a Mariupol. Se confermato, Miyaev sarebbe il quarto generale russo ucciso in Ucraina; la sua morte sarebbe un duro colpo nel Donbass. Putin ha fallito il blitz krieg e rischia di perdere già anche la guerra guerreggiata, trasformatasi in guerriglia. Con un tributo di sangue altissimo.
Questo non potrebbe peggiorare il livello dello scontro?
Effettivamente, Putin era partito con l’idea di non trattare l’Ucraina come Grozny, ma sta facendo terra bruciata, con attacchi indiscriminati ai civili. E’ vero che ci sono episodi che dimostrano una escalation della tensione. La minaccia di attaccare la Nato dopo il bombardamento russo della centrale di addestramento militare di Yavoriv, utilizzata dalla Alleanza Atlantica, vicino Leopoli; ma anche le parole del leader bielorusso Aleksandr Lukashenko, che ordina a Zelensky di firmare questa pace, o altrimenti sarà capitolazione, lo proverebbero. Ma ci sono anche segnali che questa tensione sta indebolendo gli aggressori. Il Capo di Stato maggiore bielorusso ha rassegnato le dimissioni, perché non vuole trascinare Minsk nel conflitto. Il generale russo Patrushev ha invece avuto un colloquio con Sullivan, e c’è chi scommette potrebbe congiurare contro Putin, in rappresentanza di quegli oligarchi che non stanno condividendo la strategia del presidente. Per Putin potrebbe essere l’inizio della fine.
Putin è un criminale?
Sì, Putin ha tecnicamente violato il diritto internazionale, e bene ha fatto Biden a ribadirlo.
Non crede però che bisognerebbe essere più “cauti” se vogliamo la pace?
Mettere le cose in chiaro non significa non cercare la pace, che si può e si deve siglare. Ma a patto di riconoscere le cose per quello che sono, senza sofismi. Putin ha violato lo ius ad bellum, per il quale ha attaccato senza giustificazione uno Stato sovrano, violando l’articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite. Ma ha anche verosimilmente violato lo ius in bello, le regole da seguire in guerra, uccidendo indiscriminatamente i civili. La groznizzazione del conflitto non lascia molti dubbi su come Putin stia conducendo la guerra.
Ci può essere un accordo?
L’Ucraina può accettare la neutralità, a patto di avere un proprio esercito. L’idea ucraina del coinvolgimento di Usa, Uk e Turchia come garanti è buona, perché Ankara ha un ottimo rapporto con Mosca. Bisogna capire se i russi si fidano. Accettare l’annessione della Crimea e l’indipendenza del Donbass mi sembra invece difficile. Possiamo ammettere che la sovranità di un Paese venga modificata con la forza?