Sulla guerra in Ucraina e sulle strategie per porre fine a un conflitto che dura ormai da quasi tre anni, invece di ridursi, continua ad ampliarsi la spaccatura tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Il punto di rottura—perché di questo si tratta—è arrivato con il vertice di Riad, in Arabia Saudita, a cui hanno partecipato funzionari americani legati a Donald Trump e gli omologhi russi di Vladimir Putin, e con il contro-vertice “ristretto” di Parigi, svoltosi appena 24 ore prima, che ha visto la partecipazione dei Paesi UE, dell’Unione Europea e dell’Ucraina.
Sull’Ucraina, Putin apre ai negoziati con Zelensky “purché si tenga conto dei risultati sul campo di battaglia”
Com’era prevedibile, i riflettori erano puntati sul summit in Arabia Saudita, che si è concluso dopo oltre quattro ore di confronto diretto. Un faccia a faccia che, secondo Yuri Ushakov, consigliere capo della politica estera russa e membro della delegazione di Mosca, “è andato molto bene”, affrontando “tutte le questioni ancora in sospeso”. Ushakov ha poi aggiunto che le parti hanno concordato di proseguire i negoziati sull’Ucraina e di gettare le basi per un futuro incontro tra Putin e Trump, pur sottolineando che, “contrariamente alle indiscrezioni di stampa degli ultimi giorni, è improbabile che avvenga la prossima settimana”.
Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, la Russia avrebbe ribadito la sua volontà di giungere “al più presto a una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina”, accusando l’Europa e l’amministrazione precedente degli Stati Uniti di voler “solo continuare a combattere”. Peskov ha inoltre riferito che Putin, tramite la delegazione russa, si è dichiarato disponibile a negoziare con Volodymyr Zelensky, a patto che “il quadro giuridico degli accordi tenga conto della realtà”, ovvero della situazione sul campo di battaglia.
Non è chiaro nel dettaglio quali siano stati i contenuti del confronto tra Mosca e Washington, ma fonti anonime vicine ai colloqui hanno riferito ai media che la Russia avrebbe riconosciuto il diritto sovrano dell’Ucraina di aderire all’Unione Europea, dichiarando di “non avere alcuna intenzione di dettare la linea a Kiev su questo dossier”. Una posizione ben diversa rispetto a quella sull’ingresso dell’Ucraina nella NATO, considerato invece “inaccettabile”. Su quest’ultimo punto, gli Stati Uniti non avrebbero avanzato obiezioni, limitandosi a chiedere a Mosca “precise garanzie di sicurezza” per Kiev.
Europa in frantumi
Se il summit di Riad ha lasciato uno spiraglio per i negoziati, ben diversi sono stati i toni del vertice di Parigi, voluto dal presidente francese Emmanuel Macron. L’incontro, focalizzato sulla fine delle ostilità, ha escluso qualsiasi ipotesi di resa per l’Ucraina e, secondo quanto riportano i media europei, ha ribadito che la pace dovrà essere “conquistata attraverso la forza”.
Tuttavia, a dispetto di questa dichiarazione che sembrerebbe indicare una posizione unitaria dell’UE, la realtà dimostra che il continente è più diviso che mai. Mentre Francia e Regno Unito si dichiarano pronte a schierare truppe di pace in Ucraina, Roma e Berlino si mostrano scettiche e contrarie a un simile scenario.
Le divergenze emergono anche sul piano del sostegno militare. La Germania di Olaf Scholz, in attesa che altri Paesi seguano il suo esempio, ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti a Kiev, che comprende 56 veicoli corazzati MRAP, missili IRIS-T SLM e IRIS-T SLS, 300 droni d’attacco HF-1 e munizioni di vario tipo.
Queste nuove forniture militari evidenziano ancora una volta come l’Unione Europea abbia progressivamente abbandonato il suo ruolo di mediatrice tra le parti in conflitto, assumendo una posizione sempre più orientata al supporto armato dell’Ucraina.