Dopo settimane di discussione, Berlino ha autorizzato l’invio dei Leopard 2 e gli Usa quello degli Abrams. Andrea Margelletti, Presidente del Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali), ci può spiegare che peso avranno questi mezzi nel conflitto?
“Avranno l’effetto di riequilibrare lo strapotere numerico dei russi. Questo perché hanno una capacità di mezzi, ancorché arretrati, di migliaia e migliaia di pezzi a cui l’Ucraina proverà a contrapporre i tank occidentali che sono ben più moderni. Certo di quest’ultimi ne serviranno centinaia e centinaia, molti più di quelli attualmente previsti anche se presumibilmente col tempo ne verranno inviati sempre di più, ma faccio presente che esiste anche un problema di tempistiche perché per inviarli ci vogliono mesi ma serve anche personale ucraino addestrato per comandarli”.
I primi tank promessi dovrebbero arrivare tra un paio di mesi. E Mosca per tutta risposta ha giocato d’anticipo lanciando una nuova offensiva. Strategicamente parlando come giudica questi annunci preventivi da parte dell’Occidente e, soprattutto, non sarebbe meglio inviare tali mezzi e solo a quel punto darne notizia?
“Credo che le democrazie occidentali siano più preoccupate del consenso dei propri elettori che delle forze armate russe. Per questo è preminente, da parte dei governi occidentali, informare e coinvolgere il più ampio arco costituzionale piuttosto che tenere il segreto con i russi anche se ciò finisce per dare loro un vantaggio momentaneo”.
Proprio sull’invio dei tank si è registrata una certa resistenza da parte della Germania che alla fine ha ceduto al pressing degli Usa. Come si spiega l’atteggiamento di Berlino?
“Berlino negli ultimi decenni ha intrattenuto rapporti molto stretti con la Russia di Putin. Naturalmente questo ha portato a delle conseguenze nel momento in cui Mosca è passata dall’essere un grande partner a essere la nazione che sta invadendo e facendo scempio di una nazione terza. Questo ha obbligato la Germania a un cambio di paradigma che è tutt’ora in corso e che richiederà ancora molto tempo per arrivare a compimento”.
Quel che è certo è che Biden e gli altri leader occidentali continuano a dire che non siamo in guerra. Eppure Putin la pensa diversamente tanto da considerarci già parte del conflitto. Per lei chi ha ragione?
“Guardi la fermo subito. La Russia è un Paese che sta invadendo uno Stato sovrano e per questo tutte le dichiarazioni che provengono da lì devono essere interpretate come mera propaganda”.
In risposta all’invio dei carri armati occidentali, Mosca continua a minacciare l’apocalisse.
Quant’è probabile un’ulteriore escalation?
“La premessa è che dipende tutto da Mosca perché solo loro possono fermare le ostilità. Detto questo, come ripeto da febbraio, questa guerra ha dentro di sé ampissime possibilità di un suo allargamento. E purtroppo stiamo assistendo a un lento ma costante peggioramento delle condizioni sul campo che non lasciano presagire nulla di buono. A febbraio i russi non avevano annesso alcun territorio ma li avevano soltanto conquistati. Adesso rivendicano parte del territorio ucraino e dicono di volerlo difendere a qualsiasi costo. Poi vorrei far notare che Mosca ha dalla sua il tempo e visto che non ha intenzione di fare la pace, può attendere e sperare che il supporto occidentale all’Ucraina si sfaldi così da vincere la guerra”.
Messo spalle al muro Putin potrebbe ricorrere agli ordigni nucleari?
“Si, secondo me il rischio è elevatissimo. Dobbiamo capire che quando un Paese che non è democratico, come la Russia, rischia di vedere distrutto il proprio sistema di potere, allora non si può escludere che utilizzi ogni strumento per sopravvivere”.